Rolando, il mago
La stagione nascente di Repubblica – correva l’anno 1976 – nel dialogo tra due giornalisti che c’erano e ricordano la passione e l’orgoglio che si respiravano nelle stanze di piazza Indipendenza: Franco Recanatesi, storico inviato e stretto collaboratore di Scalfari, a colloquio con Rolando Montesperelli, leggendario segretario di redazione e ombra di re Eugenio, capace di prevedere e risolvere ogni problema dei ‘suoi’ giornalisti.
A prima vista sembra un impiegato delle poste dei film in bianco e nero, uno di quei travet con l’occhio spento che infila le mezze maniche nere e timbra come un automa. Rolando Montesperelli lo scopri piano piano, come una carta da poker che alla fine ti sembra proprio quella che ti fa vincere il piatto. Altro che monsieur Travet: Rolando alla macchia inseguito dai fascisti, Rolando marinaio sulla nave in tempesta, Rolando in lite col Pci per i fatti d’Ungheria, Rolando rischiatutto dalla Stampa a Repubblica, Rolando con la pistola per difendere Scalfari. Rolando…
Non ricordo chi disse che la vita movimentata allunga la vita, ma dev’essere stato un grand’uomo. Montesperelli Rolando, classe 1925, 88 anni compiuti il 21 novembre scorso, è la sua bandiera. Asciutto, gli occhi limpidi e volpini dietro le lenti spesse, capelli radi ma scuri (tinti? “Ma che sei scemo?”), gamba svelta. Cammina due ore al giorno, partecipa ai tornei di bridge, è abbonato ai concerti di musica classica dell’Auditorium, si diletta (da sempre) nel tiro con l’arco. Viaggia molto, spesso a Torino per trovare sua figlia Chiara, insegnante di scuola media, e la nipotina Viola. A Roma fa il tato al nipote maschio Federico, figlio di Giampiero, docente universitario. Si tiene al corrente di tutto. La mattina sveglia alle 7, giornale radio, telegiornale, Repubblica e Il Messaggero. Abitudini di una vita. Poi via, fuori. E sua moglie Marinella che chiede (da una vita): “A che ora torni?”.
L‘articolo integrale è sul mensile Prima Comunicazione n. 446 – Gennaio 2014