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Compreso in questo numero il DIARIO EDITORIALE 2013: giorno per giorno le notizie più importanti su quanto è successo lo scorso anno in editoria, televisione e radio, Internet e tlc, comunicazione e pubblicità.
Prima Comunicazione n° 446 – Gennaio 2014
L’EDITORIALE
Occhio a toccare ‘L’Unità’
Mi ricordo i tempi in cui vivevo a Firenze, frequentavo lettere e filosofia e arrivavo in università con l’Unità ben visibile sotto il braccio. Segno di appartenenza, di una diversità orgogliosa, e un modo per noi giovani pivelli di metterci nell’onda di professori straordinari come Delio Cantimori, che insegnava storia moderna e che era un grande studioso del marxismo.
E mi ricordo quando mi sono presentato alla fine degli anni Cinquanta al colloquio delle selezioni che facevano alle Edizioni di comunità: quelle – per capirci – messe in piedi da Adriano Olivetti come grande palestra di idee e anche di selezione di management per la sua azienda. Come un bischero ho raccontato bello bello che votavo Pci e leggevo l’Unità. “Preparato, ma inadatto” è stato il responso dell’autorevole commissione. Ci sono rimasto malissimo. Ero arrivato da Firenze con il vestito della festa e con la prosopopea del giovane intellettuale di provincia e pensavo che avrei spaccato il culo ai grilli.
Altri tempi, e adesso siamo qui a vedercela con l’Unità del cane Gunther (per chi ancora non lo sapesse un pastore tedesco della famiglia di imprenditori farmaceutici Mian, intestatario della società, la Gunther Reform Holding, che possiede oggi il 18,18% del quotidiano) e di quel matto di Matteo Fago che vorrei conoscere per farmi raccontare cosa lo ha convinto a diventare il socio di riferimento della Nie, l’editrice dell’Unità, con il 51,06%. Vero, mi dicono, che l’amministratore delegato dell’editrice, Fabrizio Meli, è un incantatore di serpenti, sempre alla ricerca di qualche persona di buona volontà disposta a mettere mano al portafoglio per finanziare e portare avanti il giornale. Ma per chi tutta questa fatica? Al Pd se gli chiedi cosa pensano o cosa vogliono fare del quotidiano, sempre appeso alla loro mammella per i finanziamenti pubblici per una cifra che sfiora i 5 milioni di euro all’anno, fanno finta di non capire la domanda. E ancora peggio adesso nell’entourage del nuovo segretario Matteo Renzi nei cui confronti i giornalisti dell’Unità, tanto per essere originali, hanno sempre avuto la puzza sotto il naso schierandosi platealmente prima e dopo le primarie a favore di quel galantuomo che è Gianni Cuperlo, che era chiaro anche ai bambini che non avrebbe vinto. Ma sono bazzecole in nome della libertà d’informazione, un tema che giustamente sta molto a cuore ai giornalisti del quotidiano, altrimenti perché Gramsci avrebbe dovuto fondarlo 90 anni fa?
Proprio in vista di questo storico compleanno, da festeggiare il 12 febbraio, si è aperta una dura battaglia in redazione dopo che quei geni maligni del Fatto hanno tirato fuori la notizia che tra i soci della Nie compare l’avvocatessa Claudia Ioannucci, ex parlamentare del Pdl e per di più impegnata nella difesa di Valter Lavitola. Stupore e rabbia in redazione, dove se la prendono innanzitutto con i colleghi del Fatto, ma soprattutto con Meli di cui, dopo aver indetto uno sciopero, si chiedono le dimissioni perché colpevole di aver inquinato la proprietà del giornale. Come se finora all’Unità non avessero digerito di tutto pur di tirare avanti. Dai finanziamenti impropri saltati fuori durante Mani pulite da parte delle cooperative o di vari personaggi alla Greganti (come è risultato nelle inchieste del magistrato Carlo Nordio e della Procura di Torino), alle generose aperture di credito del Banco di Roma di Cesare Geronzi, ai soci Angelucci.
E poi la verità, dietro la storia dell’avvocatessa Ioannucci, è un po’ diversa e allontana dall’ipotesi complottarda di un entrismo forzista. In effetti la signora si ritrova a controllare la Pei (Partecipazioni editoriali integrate srl), come terza azionista dell’Unità con il 13,98%, dopo che aveva acquistato le quote della società intestandole, come regalo, al suo ex marito Alfonso Dell’Erario. Giornalista e manager editoriale al Gruppo 24 Ore, direttore della comunicazione e dei rapporti istituzionali e, ad interim, direttore generale della System – la concessionaria di pubblicità che, tra l’altro, cura la raccolta nazionale dell’Unità – Dell’Erario decide di rimandare al mittente le azioni della Pei ben capendo il rischio di quella operazione. E infatti, oltre ai giornalisti dell’Unità scendono in campo anche quelli del Sole 24 Ore, già sul piede di guerra per la loro vertenza aziendale. Risultato: l’azienda formalizza la decisione, già presa da tempo, per cui Dell’Erario avrebbe lasciato la System per continuare a occuparsi solo di comunicazione e relazioni istituzionali.
Tornando all’Unità, il vero tema per la sopravvivenza del giornale, che tutti abbiamo amato quando eravamo giovani e pieni di illusioni, non è la presenza o meno della signora Ioannucci, ma la situazione dei conti e le prospettive per il futuro. Le vendite sono passate dalle 71mila copie del 2001 alle 45mila del 2008, per precipitare a 24.600 nel 2012 (la previsione 2013 è di circa 21mila). I ricavi da edicola ne hanno dunque risentito: il bilancio 2008 parla di 12.591.000 di euro, ridotti a 7.413.000 nel 2012. Calo anche per la voce ‘contributi editoria’ che nel 2008 valeva 6.377.000 e nel 2012 4.862.000. E se i costi nel 2008 sono a quota 27.496.000 (su cui pesa per più di 10 milioni la voce “personale”), negli anni sono state avviate misure, anche ricorrendo agli ammortizzatori sociali, per contenere la spesa, che nel 2012 tocca i 19.332.000 con il costo del lavoro a 8.228.000. Le previsioni 2013 parlano di 15.500.000 con il costo del personale a 7.375.000. La redazione, 61 giornalisti, nel 2013 ha una previsione di costo di 5.645.000 grazie all’effetto di un intero anno di contratto di solidarietà.
Secondo Matteo Fago – un manager che ha dimostrato di saperci fare come socio imprenditore di Venere.com, big delle prenotazioni alberghiere on line venduto nel 2008 al colosso americano Expedia Inc. – per l’Unità c’è ancora un futuro, e insieme a Meli ha messo in piedi un piano editoriale che prevede altri tagli di costi e il potenziamento sull’on line. I giornalisti dicono di essere stufi di tirare la cinghia e scendono in guerra.
L’editoriale è sul mensile Prima Comunicazione n. 446 – Gennaio 2014