Santoro: “La tv pubblica è il vecchio, la scossa del premier un’opportunità”

Condividi

“Penso che la Rai possa salvarsi solo così: un canale finanziato col canone, che faccia tutto quello che il mercato non fa, niente reality, grande informazione, innovazione, e due canali aperti ai privati”. Lo dice Michele Santoro che, intervistato da Repubblica, parla della tv pubblica e dei tagli annunciati dal governo. “Nel progetto sta la sua debolezza. Infatti temo che non sia ispirato da una visione profonda. Togliere senza preavviso 150 milioni di euro, il 10 per cento degli incassi dal canone, significa costringere l’azienda a tagli lineari, a ridimensionare il prodotto”, continua Santoro. E alla giornalista che gli chiede se farebbe sciopero se fosse ancora in Rai risponde: “Penso di sì, resto ‘un vecchio comunista’: se il mio sindacato me lo chiede non faccio il crumiro”.

“Renzi, che ha nell’intuito la sua qualità più grande, ha capito che la tv pubblica è l’ultima sopravvissuta del vecchio sistema politico”, dice Santoro, precisando poi che per la Rai “questa scossa è un’opportunità. Dovrebbero avere l’ambizione di porsi un passo avanti rispetto alla politica, non a rimorchio, come avvenne negli anni Sessanta. Invece guardi le fiction: parlano di preti, di carabinieri, di buoni sentimenti. Non c’è il futuro. Non c’è la modernità”.

Michele Santoro (foto Olycom)
Michele Santoro (foto Olycom)