(TMNews) – “Equo compenso truffa per i giornalisti non dipendenti, ovvero fine del giornalismo professionale e, di fatto, via libera al dilettantismo. Lo sancisce la delibera approvata ieri dalla commissione governativa sull`equo compenso (col solo voto contrario del presidente dell`Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino), che recepisce un accordo tra Federazione nazionale della stampa (che dovrebbe tutelare i diritti di tutti i giornalisti) e Federazione degli editori. Si legittima così per legge, oltre che nel contratto di categoria dei giornalisti, lo sfruttamento e la precarietà”. A lanciare l’accusa in una nota il Coordinamento precari, freelance e atipici dell’Associazione stampa romana, secondo il quale “l`accordo, infatti, non solo è altamente lesivo della professionalità dei giornalisti non subordinati, che rappresentano il 60% della categoria, ma mina definitivamente l`informazione libera, indipendente e di qualità perché rende ricattabili i ‘cinesi’ dell`informazione, senza diritti e sottopagati”. “Compensi indecorosi e privi di dignità”, scrive il Coordinamento. “Ecco – prosegue la nota – le cifre della vergogna approvate nella delibera di ieri. Secondo Fnsi ‘l`accordo stabilisce che le tariffe minime per il lavoro giornalistico, in caso di collaborazione coordinata e continuativa (i cococo in Italia sono più di 10 mila, ndr) vanno, per fare qualche esempio, dai 250 euro a pezzo dei mensili ai 67 dei periodici, ai 20, 80 euro per i quotidiani, ai 6,25 delle agenzie e web per una segnalazione, che aumenta del 30% se corredata da foto e del 50% con un video. Per le tv locali il compenso (per un minimo di 6 pezzi al mese) sarà di 40 euro l`uno, per i piccoli periodici locali di 14 euro a pezzo’. Inoltre, si introduce un principio in base al quale, più il giornalista produce, meno è pagato, riducendo ulteriormente i già iniqui compensi”.”Accordo che non rispetta la legge”, prosegue ancora il documento del Coordinamento precari, freelance e atipici dell’Asr. “E’ non solo – prosegue – una condizione lavorativa inaccettabile (peraltro contraria alla legge 233/2012 che stabilisce: ‘la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato’), ma un elemento deflagrante per la tenuta stessa della professione e del contratto collettivo”. “Con compensi simili, il giornalista – si sostiene nella nota – lo si potrà fare solo per hobby perché in grado di contare su altri redditi. E i dipendenti di oggi diventeranno i ‘nuovi autonomi’ di domani. Perché gli editori non dovrebbero ridurre ulteriormente gli organici delle redazioni ed esternalizzare il più possibile il lavoro, potendolo affidare ad autonomi sottopagati? Ieri un colpo mortale è stato assestato alla libertà di informazione in Italia. Fin da ora, come Coordinamento dell’Associazione stampa romana, diamo la nostra adesione a tutte le iniziative di protesta che culmineranno in una grande manifestazione a Roma”.Il Coordinamento lancia anche un appello al governo e al presidente della Repubblica. “Ci appelliamo inoltre – si legge – al presidente della Repubblica, in qualità di garante della Costituzione, perché fermi questo scempio, a danno dei lavoratori dell`informazione e dell`informazione stessa, di cui sono principali artefici la dirigenza della Fnsi e la stessa Commissione del Governo presieduta dal sottosegretario all’editoria, Luca Lotti”.(TMNews 20 giugno 2014)