L’assemblea dei giornalisti di Famiglia Cristiana, all’unanimità, ha deciso di sospendere il voto di fiducia al piano editoriale presentato mercoledì 12 luglio dal direttore, don Antonio Rizzolo. “La buona volontà, purtroppo, non basta”, sottolinea il Comitato di Redazione in una nota.

“Il piano editoriale, presentato a distanza di sette mesi e mezzo dall’insediamento ufficiale, è un’occasione mancata e dà corpo a tutte le nostre preoccupazioni e inquietudini per il futuro di ‘Famiglia Cristiana’”, proseguono i giornalisti, che hanno deciso di “non bocciare ma di sospendere il voto di fiducia al piano editoriale perché credono ancora, nonostante tutto, che con un maggior approfondimento nell’analisi e gli opportuni e strutturali correttivi industriali ed editoriali, il piano possa essere davvero, nei fatti e non solo nelle intenzioni, il primo passo per l’auspicato rilancio di ‘Famiglia Cristiana’”.
“Qual è il progetto per i prossimi anni?”, chiede il Cdr. “Nel piano editoriale, don Antonio Rizzolo cita le parole di don Giuseppe Zilli, storico direttore di ‘Famiglia Cristiana’ che negli anni Settanta aprì il giornale ai laici e pose le basi per uno straordinario e durevole successo della rivista. «Il giornale cattolico», scriveva don Zilli, «comincia a vivere il giorno in cui i suoi editori decidono di farne un vero giornale. E questo significa assumerne tutte le caratteristiche proprie: professionalità, mezzi tecnici adeguati, promozione, economia di mercato»”.
“Oggi, purtroppo, sta accadendo esattamente il contrario. Le professionalità giornalistiche sono umiliate: noi giornalisti siamo solo considerati come “privilegiati” da ridimensionare o nemici da sconfiggere; i mezzi tecnici a disposizione della redazione sono obsoleti e inadeguati; la promozione della testata è solo un pallido ricordo visto che da anni non si fanno campagne pubblicitarie degne di questo nome per promuovere ‘Famiglia Cristiana’, le cui copie si fa fatica a trovare sia in edicola che in parrocchia”.
“Il piano editoriale, inoltre”, secondo il Cdr, “non interviene sui problemi concreti e sempre più stringenti dell’organizzazione del lavoro in redazione dove occorre un riordino urgente dopo che la struttura di vertice è stata decapitata con tre vicedirettori, spinti a dimettersi o posti in cassa integrazione a zero ore, e con diversi colleghi che nei prossimi mesi sono in uscita per prepensionamenti o pensionamenti anticipati. Saranno sostituiti? L’Editore vuole veramente continuare a preservare la qualità del giornale?”