EDITORIA/AVVENIRE: BOFFO, APRIPISTA UNITA’ CULTURALE CATTOLICI

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EDITORIA/AVVENIRE: BOFFO, APRIPISTA UNITA’ CULTURALE CATTOLICI


(ASCA) – Roma, 4 dic – ‘Avvenire’, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, compie oggi 40 anni. Per celebrare la ricorrenza, nella chiesa di S.Ambrogio a Milano, sede della redazione del giornale, verra’ celebrata oggi pomeriggio una messa dal card. Dionigi Tettamanzi. ”Ci volgiamo indietro – scrive il direttore Dino Boffo in un un editoriale pubblicato oggi sul quotidiano – con la convinzione di aver molto da apprendere da chi ci ricorda come essere noi stessi, come non perderci, come continuare a crescere”. ‘Avvenire’, nelle parole di Boffo, vuole essere oggi un ”apripista dell’unita’ culturale dei cattolici nella societa’ italiana”, dopo che la ”mutata situazione socio-politica italiana ha imposto al giornale una diversa collocazione” e non ha permesso piu’ che ”fiancheggiasse, anche se criticamente, l’esperienza dell’unita’ politica dei cattolici, ma si proponesse come”. Per Boffo, ‘Avvenire’ vuole essere oggi lo stesso che quarant’anni fa auspicava il card. Giovanni Colombo, ”secondo il quale il nuovo giornale avrebbe dovuto ‘offrire il punto prospettico cattolico dal quale vedere, illuminare e giudicare tutti gli avvenimenti, da quelli politici a quelli sociali, da quelli di cronaca a quelli di cultura”’. ”Esattamente cosi’ – chiosa Boffo – vuol essere il nostro giornale oggi: un punto di prospettiva cattolico su tutti gli avvenimenti, nessuno escluso”, anche se ”non e’ scontato che una prospettiva cattolica esista, ossia che il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa forniscano una chiave di lettura intelligente, originale e illuminante delle vicende degli uomini… Nessuna formula da applicare ottusamente. Nessuna tentazione ideologica. Ma una prospettiva si’, esiste eccome, a cominciare dalla gerarchia delle notizie”. Boffo rivendica Avvenire come un giornale che ”nulla abbia da invidiare agli altri giornali”, ”ben scritto e ben disegnato, perche’ ben pensato”, ”unico e originale”, che non da’ spazio al gossip e al ”consumismo mediatico”. ”La Transnistria vale piu’ dell’ultimo amorazzo (di chicchessia)”, scrive. ”Se ci banalizzassimo – conclude -, incolori inodori insapori, firmeremmo la nostra inutilita’. Saremmo superflui”.