CRISI: ISRAELE; CRESCONO LICENZIAMENTI NEL SETTORE STAMPA

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CRISI: ISRAELE; CRESCONO LICENZIAMENTI NEL SETTORE STAMPA
EDITORE HAARETZ: SCARSE PROSPETTIVE; A RISCHIO REDAZIONE MAARIV


(ANSA) – TEL AVIV, 10 DIC – Un’atmosfera di preoccupazione sta prendendo piede fra i giornalisti israeliani, mentre alcuni importanti mezzi stampa sembrano perdere colpi nelle prime ripercussioni della crisi economica mondiale. Tradizionalmente Israele è considerato un Paese fra i primi produttori di notizie al mondo, molto stimolante per quanti desiderino praticare il giornalismo. Ma adesso anche questa industria avverte la crisi. Decine di giornalisti sono stati licenziati dal quotidiano economico ‘Globes’, altrettanti dal sito internet ‘Walla’: trovare un nuovo impiego diventa per loro un’impresa non facile. I giornalisti del settimanale ‘Makor Rishon’ devono riscuotere stipendi arretrati, quelli del quotidiano ‘Maariv’ sanno che l’azienda perde soldi e che forse sarà  costretta a vendere la storica redazione che da decenni è uno dei punti di riferimento di Tel Aviv. Il progetto è di raderla al suolo e di edificare al suo posto un grattacielo. Ai giornalisti della televisione commerciale ‘Canale 10′ è stata imposta una riduzione degli stipendi. I problemi della stampa sono stati affrontati la scorsa settimana in un approfondito simposio ad Eilat (Mar Rosso). L’ editore di ‘Haaretz’, Amos Schocken, ha assunto toni allarmati: “Se giudichiamo con criteri economici lo status dei giornalisti, le prospettive non sono incoraggianti”. Chi pensa di dover un giorno mantenere una famiglia, ha lasciato intendere, farà  bene a cercare un’altra occupazione. Schocken ha giustificato il proprio pessimismo con l’aumento dei prezzi della carta, il calo delle inserzioni pubblicitarie e degli abbonati, e anche con un eccesso di offerta di carta stampata. Il numero dei quotidiani che si rivolgono ai cinque milioni di lettori in lingua ebraica è infatti cresciuto con il recente ingresso di tre quotidiani a distribuzione gratuita (‘Israel ha-Yom’, ’24’, e ‘Metro’) e di un giornale economico (‘Calcalist’). Nei giornali gratuiti i giornalisti ricevono spesso stipendi minimi, così come avviene nei siti internet di aggiornamento giornalistico. Il sindacato dei giornalisti lamenta che diversi editori costringono i giornalisti a sottoscrivere contratti-capestro che non garantiscono i loro diritti elementari. Secondo l’Ufficio stampa governativo la crisi sta intanto investendo anche la stampa estera in Israele che ora sfoltisce le fila.