L’articolo riprodotto su Primaonline.it è un estratto di quello pubblicato nel numero 372, Aprile 2007, di ‘Prima Comunicazione’
Iacona spiega come gli è saltato in mente di raccontare la politica in Italia, oggi, partendo da quanto ha visto a Catanzaro o Reggio Calabria a maggio dell’anno scorso. “Ero rimasto colpito dal risultato elettorale delle politiche”, afferma, “da questa vittoria del centrosinistra per 24mila voti e dagli effetti di questa legge elettorale, che per la prima volta vedeva eletti dei parlamentari che non erano stati votati, ma designati dai partiti. Mi interessava l’invadenza dei partiti e avevo pensato di partire, con l’inchiesta, dalle nomine dei primari in Campania per poi risalire al Nord. Poi mi sono reso conto che a Catanzaro stava succedendo una cosa pazzesca: alle amministrative c’era un candidato ogni 70 elettori e due candidati sindaci al ballottaggio che avevano completamente sconvolto le appartenenze di schieramento, con quello del centrosinistra ufficiale appoggiato da An e l’altro candidato sindaco ex Udc sostenuto da un ex sottosegretario dei Ds passato all’Italia dei valori, da fuorusciti dei Comunisti italiani e da un personaggio che una volta stava nell’Msi e adesso è il capo dell’Udeur”.
“Sì, lavoriamo sulla dimensione tempo”, aggiunge Iacona. “Lasciando il cantiere aperto per aggiornare le cose. Non lo fa nessuno, ma io credo sia una modalità narrativa di grande potenzialità . Non bruciamo il racconto sull’altare dell’attualità e questo permette che il sistema politico non ammazzi o neutralizzi quello che mostriamo. Per realizzare le tre puntate di ‘Pane e politica’ ci abbiamo messo nove mesi. Però ho l’orgoglio di dire che non sembrava, per niente, un prodotto inattuale o invecchiato. Ho deciso ‘scientificamente’ di occuparmi di Catanzaro, per via di questo spappolamento della politica, perché era la città dove ogni elettore aveva un parente candidato e perché quello che proponevano i partiti non aveva importanza. Anzi, i partiti non proponevano proprio niente. Erano solo marchi delle cordate che sostenevano i candidati”.
Rispetto al suoi rapporto con la Rai, Iacona ha dichiarato a Prima: “In Rai mi fanno lavorare. Però, dopo l’editto bulgaro di Berlusconi e la chiusura di ‘Sciuscià ‘ mi hanno tenuto per due anni chiuso in una stanza a far niente. Ho fatto causa per mobbing e l’ho vinta. Quando Michele (Santoro: ndr) si è candidato al Parlamento europeo, sono andato dal direttore di Raitre Paolo Ruffini, gli ho proposto la serie di ‘W l’Italia’ e siamo partiti con l’esperimento. Oggi posso dire che il mio rapporto con l’azienda è ottimo, anche se vorrei una Rai più vivace, che iniziasse a ragionare sulla base di criteri di professionalità e di vero servizio pubblico. Se lo facesse almeno al 60% sarebbe una gran cosa”.