Internet – Mns. Stefano Maruzzi fa il punto sulla pubblicità on line
‘Prima Comunicazione’, numero 349, Marzo 2005 – Negli Stati Uniti gli investimenti pubblicitari su Internet crescono velocemente; In Italia, invece la ripresa è ancora fiacca. “Colpa della scarsa maturità degli utenti, della frammentazione del mercato e del peso eccessivo di tv e telefonini”, afferma Stefano Maruzzi, country manager di Msn Italia (www.msn.it), il portale italiano di Microsoft. “I dati 2004 dello Iab americano, l’associazione che raggruppa le maggiori concessionarie di pubblicità on line, indicano una crescita del 32% nella pubblicità su Internet rispetto all’anno precedente negli Stati Uniti, per un totale stimato in 9,7 miliardi di dollari. Ed è almeno da un paio di anni che trimestre dopo trimestre negli Usa si registrano dati record”, spiega Maruzzi. “In Europa c’è un mercato fortissimo per l’on line, del tutto simile a quello statunitense: il mercato inglese; anche in altri Paesi, come l’Olanda e i Paesi scandinavi, la pubblicità on line sta andando molto bene. L’Italia invece è un po’ più indietro e il suo mercato presenta particolarità che non aiutano a far decollare gli investimenti on line”. Secondo Maruzzi sono sostanzialmente quattro i motivi del ritardo italiano: “In primo luogo c’è ancora una limitata maturità da parte dei singoli utenti e in particolare delle famiglie. Se in famiglia non c’è un’abitudine a frequentare Internet, allora è difficile che i suoi membri abbiano un ruolo attivo anche all’esterno della famiglia, con gli amici, i colleghi, eccetera. E tra le persone che hanno una scarsa dimestichezza con la Rete è facile trovare anche i direttori marketing delle aziende, cioè chi decide gli investimenti pubblicitari”. Il secondo fattore di ritardo dei business on line in Italia è costitituito, secondo il country manager di Msn.it, dal fatto che “siamo una nazione molto ‘telefonino centrica’, dove la gran parte della comunicazione avviene soprattutto via telefonino e con gli sms, a scapito di Internet”. Il terzo fattore è costitiuito dalla forte frammentazione delle concessionarie di pubblicità on line. “Gli investimenti, che pure non sono pochi confrontati con quelli di altri Paesi, sono fortemente dispersi”, dice Maruzzi. “E questo fa sì che non possa crescere il livello di professionalità dei leader”. Infine c’è la concorrenza esasperata da parte della televisione, che frena gli investimenti negli altri mezzi. “Sul totale degli investimenti la parcentuale assorbita dalla televione è drammaticamente superiore rispetto agli altri Paesi europei”, afferma Maruzzi. “E l’entry level per andare in televisione è abbordabile anche da parte di aziende medio-piccole. Ciò fa sì che qualsiasi nuovo mezzo debba pagare un prezzo di ingresso addizionale rispetto agli altri Paesi”. Le previsioni di mercato sono comunque ottimistiche. Secondo l’Eiaa (European interactive advertising association) nei prossimi quattro anni gli investimenti pubblicitari on line triplicheranno, raggiungendo quota 7% del totale della pubblicità (oggi siamo al 2,6%). “I dati dell’Eiaa si referiscono però all’Europa, quindi c’è la Gran Bretagna che tira su la media”, osserva Maruzzi. “In Italia siamo a un livello più basso, ma la situazione non può che migliorare. Sarei veramente sorpreso se nel nostro Paese la pubblicità on line non crescesse”.
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Nella foto, Stefano Maruzzi