Televisione – Rai. Approvato il nuovo statuto
Il 5 luglio il consiglio di amministrazione della Rai ha varato la fusione tra Rai spa (99,55% Rai e 0,45% Siae) e Rai holding (100% del ministero del Tesoro), la ‘scatola’ dove sono depositate le azioni della Rai. È il primo atto di un processo che porterà la nuova società – Rai-Radiotelevisione spa – direttamente sotto il controllo del ministero del Tesoro. Secondo il timing della legge Gasparri la fusione doveva concludersi entro il 5 luglio, invece è stata solo avviata e difficilmente si concluderà prima dell’autunno. L’iter è molto macchinoso. Il documento votato dalla Rai deve essere approvato anche dal Cda di Rai holding e riportato poi all’assemblea dei soci delle due società . Dopo di che deve passare al vaglio del ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, non senza prima aver acquisito il parere, obbligatorio ma non vincolante, della commissione di Vigilanza. La fusione è il punto di snodo sia della discussa privatizzazione della Rai sia del ricambio degli attuali vertici. Certo, quando è stata varata la legge Gasparri nessuno immaginava che sarebbe capitata in un momento tanto incandescente, con l’azienda senza presidente (dopo le dimissioni di Lucia Annunziata), il consiglio sfiduciato il 14 luglio in commissione parlamentare di Vigilanza da Udc e dai partiti dell’opposizione e il governo Berlusconi quasi sull’orlo della crisi. Secondo il timing della legge, il Cda in carica dovrà collocare sul mercato la prima offerta pubblica di vendita entro quattro mesi dopo che la fusione è diventata operativa. Poi, tempo tre mesi è prevista la nomina del nuovo Cda. Lo statuto di Rai-Radiotelevisione spa che la Rai ha approvato contestualmente al documento di fusione legittima i consiglieri a restare in carica fino all’approvazione del bilancio 2004, dandogli la possibilità di reintegrare i membri dimissionari.