Televisione – Mediaset. Il progetto digitale terrestre di Di Chio
Mediaset è l’azienda più interessata allo sviluppo del nuovo media e certamente la più avanzata rispetto al programma di introduzione della tivù digitale terrestre (in sigla Dttv, digital terrestrial television). Infatti il gruppo di Segrate dichiara che già a partire dal primo dicembre di quest’anno inizierà le trasmissioni dei suoi tre canali nazionali, integrati dai primi servizi interattivi. Il gruppo di Segrate ha già acquistato le frequenze necessarie per sviluppare un multiplex (un pacchetto di quattro canali) con copertura del 50% della popolazione e ha già avviato le prove tecniche di trasmissione. E sta inoltre pianificando l’introduzione di un secondo multiplex da attivare entro i primi mesi del prossimo anno, in attesa dell’approvazione definitiva della legge Gasparri (che le offre questa opportunità ). Inoltre Mediaset è già stata contattata da una decina di operatori nazionali e internazionali intenzionati a trasmettere sulla sua rete i loro canali televisivi. Questo è il quadro generale. Per capire meglio come il gruppo televisivo milanese intende sviluppare la nuova televisione digitale, abbiamo chiesto a Federico di Chio, responsabile del coordinamento del progetto digitale terrestre di Mediaset, come imposterà il test che sta avviando a Varese. “La tivù digitale terrestre fa leva innanzitutto sulla televisione tradizionale: non sarà sostanzialmente diversa da quella attuale ma rappresenterà piuttosto un’innovazione ‘incrementale'”, spiega Federico di Chio. “Non dobbiamo inventare cose particolarmente rivoluzionarie. Le rivoluzioni spesso falliscono; le innovazioni incrementali, quelle cioè che si basano su culture e abitudini consolidate, in genere hanno invece maggiore successo. La principale killer application della nuova tivù sono i programmi della televisione analogica. Il mercato televisivo c’è già e non bisogna reinventarlo da zero. Mediaset da sola genera già circa 33 miliardi di ore di telespettatori all’anno: la vera sfida è sfruttare al meglio questo patrimonio grazie alle applicazioni interattive”.
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Nella foto, Federico di Chio