“In tutto il mondo occidentale più evoluto è nata una nuova paura: quella della vita artificiale, quello stadio di limbo senza coscienza che è un esito non voluto delle tecniche di rianimazione degli ultimi decenni”. Umberto Veronesi, senatore, ministro della Sanità dall’aprile 2000 al giugno 2001, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, torna sulla questione aperta dal caso Englaro. “Ciò che la gente teme”, spiega Veronesi, “è l’invasione della tecnologia medica nella sua vita e nel suo corpo. Molti di noi si oppongono allo strapotere di una medicina sempre più tecnologica e vogliono riappropriarsi del proprio corpo e del proprio destino”.
Nell’intervista, Veronesi sottolinea come Beppino Englaro, il padre di Eluana, abbia “scelto di portare questo dibattito nell’agorà , vale a dire di porre il problema della vita artificiale al centro del dibattito civile”. “Beppino”, dice Veronesi, “avrebbe potuto lasciare andare sua figlia nella clandestinità , come normalmente succede. Invece ha voluto uscire dal silenzio e rompere quell’abitudine molto italiana al sotterfugio. Indipendentemente dal giudizio, il suo merito è stato quello di fare parlare la gente: non c’è stata casa dove non si sia discusso di questo dramma fra padri e figli, fra giovani e anziani”.
(La versione integrale dell’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 393-marzo 2009)