Sabato 28 febbraio molti abitanti di Denver, Colorado, si sono svegliati senza trovare davanti alla porta di casa il Rocky Mountain News, il quotidiano della città vecchio di 150 anni: 230 giornalisti
e personale editoriale hanno perso il lavoro, licenziati dalla E. W. Scripps Company. I giornali americani hanno pubblicato in prima pagina la notizia. In America i quotidiani sono in crisi. Le ragioni sono molteplici. Prima fra tutte Internet.
I lettori del mattino non amano più la carta, ma cercano le notizie su decine di web site che leggono a casa, sul computer, in treno sui telefonini, in ufficio ancora sui computer. Google è diventata la prima edicola d’America, un’edicola dove, tranne poche eccezioni (The Wall Street Journal, ad esempio), si prende tutto gratis. Finché i giornali potevano raccogliere pubblicità sul web, dare i contenuti free poteva essere un affare. Ma col crollo dei consumi e la crisi economica, la pubblicità sul web ha avuto un notevole calo e i giornali si sono trovati a fare regali con scarso tornaconto.
La seconda ragione è il continuo decadere degli introiti legati alla pubblicità del giornale stampato su carta.
La terza è la fuga dalle edicole, legata non solo al web, ma anche alle scelte di un consumatore costretto dalle necessità a tagliare i costi.
La quarta è l’eccessivo costo del personale: troppi dipendenti per prodotti sempre meno redditizi.
Sul numero del Time del 16 febbraio scorso l’ex direttore Walter Isaacson, diventato un ‘media guru’, ha scritto un saggio, che tutti i giornalisti del mondo avrebbero dovuto leggere, intitolato ‘How to Save Your Newspaper’. Sono nere le previsioni di Isaacson (e alcune si sono già avverate o stanno per avverarsi).
(La versione integrale dell’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 393-marzo 2009)