Di sangue puro del Nord nelle sue vene non ne scorre nemmeno un’oncia. Leghista sì, Antonio Marano, ma pur sempre terrone doc, nato com’è ad Ascoli Satriano, un comune pugliese di 6mila e passa animelle che tirano a campare nel bel mezzo del Tavoliere foggiano. Cinquantatré anni, maniere spicce, lessico che comprende un cospicuo vocabolario di insulti pràªt-à -porter, Marano è in dirittura d’arrivo per una delle vicedirezioni della Rai. A brindare sarà tutta l’ala varesotta della Lega (a cui si è affiliato fin da giovane grazie all’amicizia che lo salda a Umberto Bossi e a Roberto Maroni) e i berlusconiani doc; a fare il muso storto la scuola bergamasca (rappresentata da Roberto Calderoli) e buona parte degli ex di Alleanza nazionale che non l’hanno mai amato.
Architetto e giornalista, Marano ha presto capito che il suo futuro non sarebbe stato tra mozzarelle e trulli, ma piuttosto nel Profondo Nord, dove si trasferisce fin dagli anni Ottanta stabilendosi in provincia di Varese e formando una famiglia con tanto di moglie e due figlie. Invece di costruire villette e ristrutturare casali per gli industrialotti della Padania, Marano si dedica a una delle passioni della sua vita: la televisione (l’altra è la politica).
La versione integrale dell’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 395 – maggio 2009