IRAN: TWITTER BATTE LA CENSURA, LA PROTESTA CORRE SUL WEB
(AGI) – Teheran, 15 giu. – Le proteste sui presunti brogli delle elezioni in Iran corrono su Twitter. Anche se consente di scrivere messaggi di soli 140 caratteri, il popolare social network ha potuto diffondere informazioni tempestive e prive di censura sui sospetti che hanno avvelenato il voto per le presidenziali. Nella repubblica islamica il 60% della popolazione di 70 milioni e’ sotto i 30 anni e si stima che i navigatori su Internet siano sette milioni. Molti di loro sono gia’ veterani dei social network e durante la crisi hanno potuto offrire al mondo una voce libera e non filtrata dai mezzi di propaganda degli ayatollah. Dal giorno delle elezioni fino a domenica erano stati bloccati tutti i servizi di messaggistica degli operatori di telefonia mobile. In questa situazione, Twitter ha dimostrato di essere il mezzo di comunicazione piu’ affidabile e tempestivo e ha permesso alle persone di esprimere le loro speranze e le loro attese per queste presidenziali. Anche la campagna elettorale dei due candidati alla presidenza, Moussavi e Ahmadinejad, si e’ affacciata sul web. Numerose pagine su Facebook sono dedicate al candidato piu’ moderato mentre il presidente uscente ha cavalcato l’onda del social network solo nell’imminenza del voto, conquistando un numero di fan di gran lunga inferiore a quello del rivale. Secondo i blogger iraniani, i siti web sono sottoposti a un filtraggio, gestito dal ministero dell’Intelligence insieme a quello dell’Informazione. Durante la campagna elettorale, la censura avrebbe riguardato anche il nome dei candidati: i sostenitori di Moussavi denunciano che si e’ accanita particolarmente sullo sfidante di Ahmadinejad, dopo che la sua popolarita’ e’ aumentata e ha messo in dubbio la conferma del presidente iraniano. Nonostante il boom dei navigatori e dei social network, in Iran la rete internet e’ ancora poco sviluppata e poco affidabile. La connessione e’ disponibile nelle case, sui dispositivi portatili e in pochi caffe’, ed e’ difficile utilizzare servizi come Skype. Le persone non usano i telefoni per paura di essere intercettate e non amano le mail per non lasciare tracce. A causa delle sanzioni degli Stati Uniti, poi, alcuni servizi come le videoconversazioni non sono consentiti. (AGI) Red/Sar