Fnsi:Centinaia posti a rischio,ma no a tagli selvaggi
Apc-*Editoria/ Fnsi:Centinaia posti a rischio,ma no a tagli selvaggi
La crisi esiste, ma nessuna azione unilterale
Roma, 19 giu. (Apcom) – La crisi nel settore editoria esiste e centinaia di giornalisti rischiano il posto di lavoro, ma non dovrà avvenire nessuna operazione di “ristrutturazione selvaggia” e non dovranno essere adottate “azioni unilaterali”. E’ quanto afferma la Federazione nazionale della stampa in una nota. Per la Fnsi “occorre un esercizio di responsabilità alta da parte degli editori. Il panico o la ‘ruspa’ – avverte – non servono a niente.
Anche il governo dovrà vigilare e fare la sua parte”.
“Sono centinaia ormai i posti di lavoro a rischio nell’editoria.
Una quindicina di aziende ha predisposto piani di riorganizzazione motivati da situazioni di crisi. Ma ogni situazione – afferma la Fnsi – va verificata caso per caso. Ci sono ipotesi di taglio dei giornalisti anche del 35% delle redazioni attuali, condizione assai improbabile per un serio sviluppo dell’attività editoriale di qualsiasi realtà , molto probabilmente destinata in questo caso a finire ai margini del mercato”.
“La congiuntura economica – prosegue la Fnsi – provoca difficoltà in tutti i settori produttivi del Paese, non esclusa l’editoria.
Quella italiana appare meglio attrezzata dell’industria editoriale di altri Paesi per affrontare e superare le difficoltà . Il sindacato dei Giornalisti fa la sua parte con coerenza per un quadro di sostenibilità che consenta di gestire correttamente i problemi e realizzare condizioni di nuovo sviluppo, ma non potrà mai accettare supinamente operazioni di ristrutturazione selvaggia. Nessuna ristrutturazione però potrà essere consentita e sopportata come pura attività tecnocratica o ragionieristica di taglio dei costi del lavoro. Ogni piano dovrà essere chiaro e trasparente non strumento per ‘pulizie stagionali'”.
“Non è semplice affrontare stati di crisi per nessuno – aggiunge – ma la situazione richiede rigore e oculatezza. Non si possono sperperare denari pubblici né si possono immaginare decreti ministeriali di ammissione agli stati di crisi e alle opportunità di protezione sociale con semplici dichiarazioni di parte”.
Red/Gab