EDITORIA: PD SENATO, DA GOVERNO RISPOSTE AD APCOM E DIRE
ROMA
(ANSA) – ROMA, 17 LUG – “E’ necessario che il governo chiarisca al più presto la situazione di crisi che sta investendo le due agenzie di stampa Apcom e Dire”. Lo chiedono in una interpellanza al presidente del Consiglio e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, i senatori del Partito democratico Vincenzo Vita, Fabrizio Morri e Roberto Di Giovan Paolo. I senatori, come già fatto dai colleghi della Camera Sereni e Bressa, che questa mattina hanno presentato un’analoga interpellanza, chiedono al governo di specificare ‘se e quanti contributi pubblici ricevono le suddette agenzie di stampa; se e come intenda intervenire per salvaguardare i posti di lavoro e se siano stati effettuati tutti i necessari controlli per verificare che gli ammortizzatori sociali siano utilizzati per reali esigenze di ristrutturazione dell’azienda e se la stessa sia avvenuta nel pieno rispetto della normativa nazionale; se il governo ritenga che un gruppo editoriale che beneficia di finanziamenti pubblici per l’editoria, possa procedere con un simile drastico piano di licenziamenti”. “La situazione desta forti preoccupazioni – sottolineano i senatori – anche alla luce di fatti recenti come la cessione da parte di Telecom Italia Media del 60 per cento dell’Apcom a Sviluppo Programmi editoriali (società controllata dal Gruppo A.be.te. già proprietario dell’agenzia Asca e che quindi beneficia due volte dei fondi per l’editoria della Presidenza del Consiglio). Per l’Apcom si tratta di un calo di organico del 30 percento comunicato dall’azienda al cdr il 23 giugno a fronte di una situazione di crescita di ricavi e di calo del costo del personale. Per l’Agenzia Dire invece la notizia che l’assemblea dei soci ha disdetto il contratto che li legava a Dire new Srl (società con la quale sono contrattualizzati la maggior parte dei giornalisti dell’agenzia e che, come denunciato da Stampa romana, non ha una testata, né committenti né sede) potrebbe portare – secondo i senatori del Pd – a licenziamenti di fatto celati dietro l’ufficiale mantenimento di posti di lavoro”.