Rcs: Rizzoli, cosi’ Bazoli e soci mi depredarono

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08 Sep 2009 09:37 CEDT Rcs: Rizzoli, cosi’ Bazoli e soci mi depredarono (Libero)

ROMA (MF-DJ)–Strangolato, depredato. Sono le parole che Angelo Rizzoli utilizza per definire “l’affare del secolo” con cui 26 anni fa gli fu sottratto il Corriere della Sera. “La nostra quota era valutata almeno 140 miliardi di lire, tutto il gruppo valeva 275: ne pagarono solo 10”.

In un’intervista a Libero, l’ex editore del quotidiano di via Solferino fa nomi e cognomi, ricorda date e sensazioni di quei giorni. E’ forte del fatto che la Cassazione “ha stabilito che la casa editrice aveva rischiato il crack non per la mia cattiva gestione, ma perche’ nel 1981, quando ho venduto il 40% delle azioni al Banco Ambrosiano, il controvalore di 140 miliardi di lire non mi venne mai pagato”. Quella somma doveva servire per l’aumento di capitale della Rizzoli, ma “quei 140 mld non sono mai arrivati perche’ si e’ voluta creare una situazione di non liquidita’ e far credere che la situazione fosse ormai fallimentare. Sapevano che avevamo 137 miliardi di perdite dovuti al capitale sottoscritto, ma non versato da parte de La Centrale del Banco Ambrosiano. Hanno voluto mandarci gambe all’aria e hanno dato la colpa a me”.

Quei soldi, prosegue Angelo Rizzoli, “il Banco non li ha messi quando c’era Calvi, ma neppure dopo, quando e’ diventato Nuovo Banco Ambrosiano, e neppure quando e’ diventato Ambroveneto, e neppure quando e’ diventato Banca Intesa”. Quei fondi arrivarono a Dublino attraverso il Banco Andino e la magistratura irlandese ha stabilito che “furono sottratti alla loro destinazione finale”.

Rizzoli fa i nomi. Il primo della lista e’ Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, “erede della Centrale che ha acquistato le azioni da me e non le ha mai pagate”, e a capo della finanziaria Mittel, “un’altra azienda presieduta da Bazoli. Lui era il dominus del Nuovo Banco Ambrosiano. Era entrato nella posizione di Calvi: mi e’ difficile credere che non sapesse che i soldi non erano stati versati”. Bazoli fece finta di nulla e “si e’ tenuto le azioni, ha organizzato la cordata-Gemina”.

Un altro nome della lista e’ quello di Piergaetano Marchetti, presidente di Rcs Mediagroup, “in quanto erede di Gemina, la finanziaria di Fiat e Mediobanca”, che pur sapendo del mancato versamento delle somme “hanno approfittato della mia crisi e dei miei ingiusti arresti per estorcere a me il 50,2% della Rizzoli al prezzo ridicolo di 10 miliardi”. Angelo Rizzoli spiega che Cesare Romiti e Gianni Agnelli sapevano della situazione, e ricorda le parole di quest’ultimo, che gli disse: “Siamo nel mondo degli affari, dove vale la legge della giungla: il piu’ forte mangia il piu’ debole. E lei, dottor Rizzoli -disse l’Avvocato- in questo momento e’ il piu’ debole”.

Angelo Rizzoli rievoca la giornata del 5 ottobre 1984, quella della vendita. Ricorda che arrivo’ al Palazzo di Giustizia e “mi misero davanti le carte da firmare, c’era perfino il testo di un comunicato gia’ pronto da mandare all’Ansa. Era tutto preconfezionato”. A tirare le fila era il ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, “era stato lui a inventare Giovanni Bazoli”, lo mise “a presidente del Nuovo Banco e prese il controllo del gruppo. A quel punto doveva fare fuori solo me”. red/ren

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September 08, 2009 03:37 ET (07:37 GMT)

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