INTERNET: STUDIO CONFINDUSTRIA, SOLO UN ITALIANO SU 2 IN RETE

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INTERNET: STUDIO CONFINDUSTRIA, SOLO UN ITALIANO SU 2 IN RETE
(AGI) – Roma, 28 set. – Meno di un italiano su due abita la rete, un’impresa su tre e’ refrattaria al web e il digital divide impera nei distretti industriali del Bel Paese. Sono alcuni dei dati piu’ significativi emersi dal rapporto dell’Osservatorio Italia digitale 2.0, presentato a Milano dal presidente di Confindustria Servizi innovativi e tecnologici, Stefano Pileri, alla presenza del ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione Renato Brunetta. Solo il 47% della popolazione tra 15 e 74 anni (21,6 milioni nel 2008) accede tramite internet ai servizi disponibili on-line; un terzo delle aziende continua a non essere in rete, e tra le microimprese il tasso sale al 43%. La diffusione di piattaforme ICT di base (PC, banda larga, sito web, software) nella fascia di imprese sopra i 50 dipendenti vede l’Italia sostanzialmente allineata rispetto alla media dei 27 paesi UE. In generale l’innovazione digitale e’ ancora poco associata alla possibilita’ di sviluppare il business. Nella seconda meta’ del 2008 gli utenti connessi sono stati 6 milioni di individui, ovvero il 28% degli utenti internet a fine anno. L’utilizzo di internet mobile appare essere segmentato in due cluster principali: business users (imprenditori e dirigenti) e giovani (studenti). Le famiglie italiane con connessione a internet in banda larga hanno superato nel corso del 2009 la soglia dei 10 milioni. Nonostante questo dato persiste un digital divide infrastrutturale che coinvolge ancora il 12% della popolazione. “Piu’ pesante”, sostiene il Presidente Pileri, “e’ il ritardo infrastrutturale per le connessioni con velocita’ vicine ai 20 MB, di cui sono privi oltre 22 milioni di italiani. Per questo serve un forte sostegno pubblico agli investimenti infrastrutturali degli operatori, peraltro ben descritto e progettato nel Piano Banda Larga del viceministro Paolo Romani”. Il digital divide coinvolge anche aspetti socio demografici e culturali (quali eta’ media elevata, nuova immigrazione, bassi redditi, bassa scolarizzazione). In questo senso la bassa alfabetizzazione informatica gioca un ruolo chiave: le famiglie dotate di un PC sono “appena” il 52%. E’ urgente promuovere politiche per l’alfabetizzazione digitale degli italiani. Il livello di interattivita’ dei Comuni con i cittadini risulta ancora molto basso: l’offerta di servizi on-line e’ molto spesso limitata ai soli contenuti informativi, come accade per il 59% dei siti web dei Comuni. Il 37% dei Comuni consente invece di scaricare moduli e solo il 4% mette a disposizione applicazioni veramente interattive. (AGI) Red

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(AGI) – Roma, 28 set. – Le scuole italiane sono ancora indietro nel processo di implementazione dei servizi alle famiglie e agli studenti, pur presentando una dotazione tecnologica di base di buon livello (internet 98%, banda larga 95%, sito 71% e intranet 67%): il 100% da’ informazioni di carattere generale, ma solo il 2% consente pagamenti ed iscrizioni on line. Le tecnologie sono entrate nella scuola, ma piu’ nell’amministrazione che nella didattica. In questo senso ci si attende molto dallo sviluppo dei contenuti scolastici digitali pensati per la rete. Anche il mondo della sanita’ mostra livelli elevati di diffusione dell’ICT, piu’ o meno per tutte le principali piattaforme: internet 100%; banda larga 98%, sito 84%, intranet 81%, cellulare 58% e sistemi di videocomunicazione 15%. Tuttavia le opportunita’ offerte dalle reti in banda larga sono ancora poco sviluppate, soprattutto nella possibilita’ di effettuare on-line prenotazioni, pagamenti e ritiro esami. Con la diffusione della telemedicina, digitalizzando servizi di monitoraggio dedicati ad alcune tipologie di malati, ad esempio diabetici e cardiopatici (che attualmente non vengono forniti in modalita’ remota) si potrebbero ottenere benefici e risparmi stimati, che, secondo i confronti internazionali, partono dal 2% circa della spesa sanitaria nazionale fino ad arrivare al 10%. I ricercatori dell’Osservatorio propongono allora di realizzare un Progetto Paese sistemico, che coinvolga domanda e offerta, indirizzato a superare, progressivamente ma con tempi definiti, il ritardo digitale di tutte le componenti della societa’ civile. Un driver fondamentale sara’ l’erogazione via via sempre piu’ completa dei servizi on-line della pubblica amministrazione (switch over) a partire dalle richieste delle fasce piu’ avanzate di utenza e affiancando ad internet servizi di sostegno per le fasce piu’ deboli della popolazione (centri di assistenza). Maggiori investimenti nelle reti broadband e una piu’ ampia diffusione di nuovi servizi innovativi permetteranno ad aziende, istituzioni pubbliche e societa’ civile di recuperare efficienza, di sviluppare nuovi prodotti/servizi e di incrementare quindi la produttivita’ ormai ferma da anni. (AGI)