EDITORIA: FLAMMINII MINUTO, ‘TROPPI FARABUTTI’ CONFLITTO STAMPA-POTERE

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EDITORIA: FLAMMINII MINUTO, ‘TROPPI FARABUTTI’ CONFLITTO STAMPA-POTERE
(ASCA) – Roma, 13 ott – ”Per valutare quale e quanta liberta’ di stampa ci sia nel nostro paese e’ consigliabile fare un raffronto con altri paesi di sicura affidabilita’ democratica per cio’ che concerne l’informazione”. ”Esaminare cio’ che accade all’estero puo’ essere utile a stabilire fino a che punto la nostra informazione sia libera, e fino a che punto possa esercitare il suo ruolo. Pagina 26 di ‘Troppi Farabutti, il conflitto tra stampa e potere in Italia’, un saggio di Oreste Flamminii Minuto pubblicato da Baldini & Castoldi Dalai editore. L’avvocato Flamminii Minuto che da quarant’anni e’ tra i penalisti piu’ impegnati nella difesa legale dei giornalisti, spiega che la liberta’ di stampa in Italia non c’e’ mai stata, e illustra le differenze col sistema statunitense. Scrive Flamminii Minuto: ”Negli Usa nemmeno la tutela dello stato e’ considerato un bene che possa prevalere sul diritto dei cittadini di essere informati e a conoscere tutto quanto concerne la vita pubblica”. E aggiunge: ”Non si vede peche’ non si debba pensare che anche nel nostro paese il ruolo della stampa , dell’informazione, e dei media in genere possa in qualche modo essere ‘legibus solutus’. In Italia invece, l’informazione e’ posta ”ai gradini piu’ bassi della scala dei valori”. Cosi’ il cane da guardia americano sorveglia il territorio, il cane da guardia italiano puo’ sorvegliare ben poco. Nel nostro paese, insomma, ”una valanga di leggi impedisce la liberta’ di stampa”. Bisognerebbe fare ”una battaglia per l’abolizione di quelle leggi fasciste che sono contro lo spirito e il ruolo dell’informazione”. ”In un Paese civile”, osserva Flamminii Minuto, ”il ruolo del giornalista e’ quello di violare i segreti, dar conto alla pubblica opinione di cio’ che accade all’interno del Palazzo”. E dopo essersi soffermato sull’avvento dell’editore ‘impuro’, che ha interessi in altri settori industriali e si trasforma in un ”fabbricante di prodotti smerciabili sul mercato che difende la sua merce di fronte alla pubblica opinione e alla concorrenza”, Flamminii Minuto spiega che anche la figura del giornalista e’ cambiata. ”Oggi corrisponde di piu’ alla figura di un mite funzionario dipendente che non a quello di un cane che cerchi fiutando notizie interessanti. Se qualcuno ha ancora voglia di indagare sui mali del paese, spesso capita che venga risposto un ”vediamo” o un ”non interessa”. Tutto cio’ anche se fare il giornalista ha costituito il sogno di generazioni che aspiravano alla giustizia e ritenevano che uno strumento per raggiungerla fosse proprio quello di scrivere sui giornali, ma questo sogno ”e’ stato spazzato via dal sinistro connubio tra politici, editori e giornalisti”.