RAI: GARIMBERTI, CON DIGITALE RIVOLUZIONARI PIU’ CHE EREMITI
(AGI) – Roma, 13 ott. – Se non si affronta per tempo e compiutamente l’evoluzione imposta dal digitale, si rischia di “morire” dal punto di vista televisivo: bisogna essere “rivoluzionari, piu’ che eremiti”. Lo ha detto il presidente della Rai, Paolo Garimberti, intervenendo oggi alla seconda giornata di Eurovisioni 2009, il Festival europeo del Cinema e della Televisione in corso a Palazzo Farnese, ospitato dall’Ambasciata francese in Italia. E’ necessario adattarsi al cambiamento che era digitale e nuove tecnologie impongono – ha sottolineato Garimberti – e nel servizio pubblico cio’ equivale a cambio di mentalita’ e formazione di contenuti nuovi, pensati non piu’ per l’analogico, ma per il digitale. “La creativita’ si declina soprattutto nel nuovo universo digitale. Nell’audiovisivo tradizionale solo la fiction continua ad attrarre in forze. Occorrono un pensiero e una creativita’ multimediale e mediacross, con uno sguardo a tutti gli ambiti di connessione sociale, compresi i social network. Impegnare, in questo processo di cambiamento, le migliori eccellenze creative, da rintracciare nelle esperienze estere, fra i giovani, fra le nuove possibilita’ che l’era digitale offre”.
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(AGI) – Roma, 13 ott. – A proposito di creativita’, Garimberti si e’ chiesto se le televisioni pubbliche, quindi anche la Rai, siano o meno delle “fucine di creativita’. La Rai e’ una grande azienda culturale italiana dalla complessita’ che ancora non comprendo del tutto, e pero’ manca la scuola, manca chi corregge, e questo determina problemi nella capacita’ creativa”. Per Garimberti, “il recupero della progettualita’ forte e responsabile, piena, per tutti i generi radiotelevisivi” e’ fondamentale, e pero’ ci vogliono persone “motivate e appassionate”. Altro problema e’ poi la capacita’ di saper attirare la creativita’ esterna: “il servizio pubblico dev’essere capace di intercettare le migliori energie, quelle che troviamo nella scuola, nelle universita’, nel cinema, nella rete web. Dobbiamo essere capaci di ascoltare ma anche attrarre. Quindi attenzione dedicata alle energie esterne, dialogo con i talenti esterni”. Il presidente della Rai ha anche sottolineato di non essere pessimista in fatto di relazione con l’utente, “non credo al difetto di creativita’ del servizio pubblico. La Rai con il digitale potra’ fare cose straordinarie ma occorre uscire dalla mentalita’ diffusa in Rai e altrove di pensare ancora in analogico. Non possiamo chiuderci a riccio. La sfida della creativita’ puo’ essere la molla del rilancio del servizio pubblico, che significa anche stimolare la curiosita’ culturale, non solo quella degli altri ma anche quella interna, di ognuno di noi”.
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(AGI) – Roma, 13 ott. – Non sono certo da sottovalutare le difficolta’ economiche del servizio pubblico, dovute a vari fattori, che vanno dal problema delle risorse, alla crisi globale, all’evasione del canone, alla diminuzione delle entrate pubblicitarie, alla concorrenza della moltiplicazione delle piattaforme, che inevitabilmente sottraggono spettatori al servizio pubblico. Il pubblico e’ una platea esigente che chiede alla Rai di essere all’altezza. La lunga durata del marchio Rai e’, per Garimberti, un fattore di appeal che rischia pero’ di immobilizzarla nella tradizione, nell’abitudine, occorre invece innovarsi e riattivare per l’appunto quella fucina di creativita’. Un tentativo di interfaccia con gli utenti e’ il portale Rai tv, certamente ancora diverso da quello della Bbc: sul portale anglosassone si puo’ ascoltare o guardare online qualsiasi contenuto, si possono recuperare su pc o cellulare i programmi nei 7 giorni successivi, della loro messa in onda, e arricchire l’ascolto attraverso tutti i servizi interattivi, in particolare i nuovi social network. Il portale Rai, per il momento, valorizza l’archivio, e promuove nuovi contenuti, con la creazione di web tv tematiche e nuovi canali. La tv su web smonta la logica del palinsesto, ognuno se lo fa da se’, con diversi approcci e il risultato e’ la personalizzazione finale.