Il pizzo di carta

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“Sono almeno 200 i giornalisti italiani presi di mira dalla criminalità  organizzata. Gli imprenditori vengono costretti a pagare, i giornalisti a stare zitti”. Lo denuncia Alberto Spampinato, quirinalista dall’Ansa e fondatore di O2 Ossigeno per l’informazione (un osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate dalla violenza).
Spampinato ha appena dato alle stampe un libro sulla morte di suo fratello Giovanni, giornalista dell’Ora, ammazzato a Ragusa il 27 ottobre 1972 all’età  di 25 anni (‘C’erano bei cani ma solo molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso per aver scritto troppo’, Ponte alle Grazie). Spampinato denuncia anche il fatto che i giornali italiani spesso fanno finta che il problema non esista. “Di solito ci immaginiamo che queste cose avvengano in Paesi dove chi comanda porta gli stivali o fa vibrare la frusta. Invece accadono anche qui. Noi di O2 Ossigeno abbiamo fatto una prima ricognizione in base ai documenti di solidarietà  mandati dal sindacato e dall’Ordine dei giornalisti e ai ritagli di giornale e abbiamo stimato che sono circa 200 i giornalisti sotto tiro”.
La situazione in alcune regioni del Sud è ancora peggiore, dice Spampinato: “In Calabria, ad esempio, abbiamo trovato tanti casi del tutto ignoti, di cronisti, corrispondenti di piccoli paesi e comuni, pagati un euro a notizia, minacciati dal boss locale che magari abita 300 metri più in là . Prima gli fanno una battuta e poi, se quello non capisce, cominciano a fargli dell’altro. Fra questi c’è gente che resiste, spesso però molti tacciono”.

L’articolo è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 400 – novembre 2009