TV: DECRETO; OK CAMERE, MA MAGGIORANZA CHIEDE MODIFICHE/ANSA
ROMANI, TERREMO CONTO OSSERVAZIONI; OPPOSIZIONE RESTA CRITICA
(ANSA) – ROMA, 4 FEB – Via libera dalle commissioni
parlamentari al decreto legislativo che recepisce le nuove norme
in materia di Internet e tv, ma con la richiesta di numerose
modifiche sostenute dalla stessa maggioranza, pur compatta nel
voto. “Terremo conto in modo rigoroso delle osservazioni
formulate”, sottolinea il viceministro alle Comunicazioni Paolo
Romani, che lavorerà ora al testo definitivo da riportare in
Consiglio dei ministri. L’opposizione però resta critica e
torna a chiedere lo stralcio delle norme relative al web.
Pur con alcune differenze, i pareri approvati dalla
commissione Lavori pubblici del Senato (nove pagine, relatore
Alessio Butti, Pdl) e dalle commissioni Trasporti e Cultura
della Camera (sempre nove pagine e ben 31 ‘condizioni’, relatori
Deborah Bergamini e Giorgio Lainati, Pdl) dicono sì al
provvedimento ponendo però alcuni paletti e recepiscono diversi
dei rilievi formulati nei giorni scorsi dal presidente
dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado
Calabrò, osservazioni che trovano oggi il pieno sostegno dal
Consiglio dell’Agcom. Ecco i capitoli più importanti.
IL WEB – Nessuna censura preventiva, ribadisce la
maggioranza, che però definisce meglio i soggetti ai quali si
applica la nuova disciplina. “I blog di video amatoriali, i
giornali on line, i motori di ricerca, le versioni elettroniche
delle riviste sono liberi – spiega Butti – e la responsabilità
editoriale non ricade sui provider che ospitano contenuti
realizzati da altri”. Restano invece compresi nelle nuove norme
i servizi di video on demand, con liste di contenuti che vengono
sfruttati commercialmente, ma la dichiarazione di inizio di
attività per la tv via web va indirizzata all’Autorità e non
più al ministero. “State tranquilli, il governo non vuole
mettere il bavaglio alla rete”, commenta Romani. Critico Paolo
Gentiloni (Pd): “Regna la confusione: si aggiungono varie
definizioni che complicano le cose e non si cancella
l’autorizzazione, pur trasferendola dal ministero all’Agcom”.
LE QUOTE PER L’AUDIOVISIVO – La richiesta è di lasciare
invariate le norme del Testo unico, con le quote di trasmissione
(il 10% per le tv private, il 20% per la Rai) e di investimento
(il 10% dei ricavi per le private, il 15% per la Rai, in
combinato disposto con il contratto di servizio) nel prodotto
indipendente europeo e le sottoquote per il cinema italiano,
nonché con i diritti residuali da corrispondere ai produttori.
L’ORDINE DEI CANALI SUL TELECOMANDO DIGITALE – Spettano
all’Agcom il piano di numerazione e modalità di attribuzione
dei numeri, al ministero l’attribuzione del numero.
LA TUTELA DEI MINORI – Si chiede di precisare il criterio di
rispetto della dignità umana e l’intesa tra il Comitato Media e
minori e l’Agcom nel definire la classificazione dei programmi
per adulti. Ancora, il decreto deve estendere le tutele dei
minori a tutte le piattaforme e prevedere un bollino che segnali
i programmi a rischio all’inizio e nel corso della trasmissione.
Quanto al product placement, la pubblicità di prodotto, si
chiede di inserirla anche nei programmi sportivi e di affidarne
l’attuazione all’autoregolamentazione.
“Le modifiche – commenta Gentiloni – sono largamente
insufficienti. Due nodi vengono completamente ignorati: la
riduzione della pubblicità per Sky e il conteggio dei programmi
per il tetto antitrust, entrambe misure a favore di Mediaset.
“C’é stato un evidente tentativo di varare una riforma di
sistema al di fuori delle aule parlamentari: questa forzatura è
un dato negativo”, accusa dall’Udc Roberto Rao, mentre l’Idv
insiste sull'”assalto alla libertà della rete”.(ANSA).