Diverso lo è sempre stato il magazine di Repubblica, il femminile meno femminile che ci fosse, un settimanale capace di camminare sul filo dell’attualità concedendosi il lusso di una larghezza e profondità di vedute tipiche di un mensile, una grafica che ha lasciato il segno, una moda sofisticata e quasi rarefatta su cui in anni passati si è molto discusso e, quasi per contrappasso, un’attenzione spasmodica agli angoli bui del mondo raccontati nella loro sofferenza con bellissimi reportage. Insomma, un giornale con una robusta personalità , amato o detestato senza mezzi termini, ma che negli ultimi tempi attorno a questa sua anima si era un po’ irrigidito. Per dirla all’inglese, era diventato un po’ stiff, come una signora altera e distante nella sua eleganza, acuta e intelligente certo, ma con quel tantino di puzza sotto il naso che non fa simpatia.
Dunque era inevitabile che una revisione di D la Repubblica delle Donne fosse tra le priorità del Gruppo Editoriale L’Espresso, all’interno di quell’evoluzione in corso dopo l’arrivo di Monica Mondardini come amministratore delegato. Un’evoluzione che per quanto riguarda il magazine femminile della Repubblica si riassume in un semplice concetto: guardare con occhio nuovo a tutto ciò che di prezioso e di diverso quel giornale aveva creato e mantenuto nel tempo.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 403 – febbraio 2010