Mondadori Libri: Gli obiettivi di Cavallero e Baravalle

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I due nuovi capi della prima casa editrice libraria italiana, Riccardo Cavallero e Antonio Baravalle, rispettivamente direttore generale Editoria Trade e direttore generale Education della divisione libri di Mondadori, oltre 420 milioni di euro di fatturato 2009, spiegano cosa stanno facendo e che obiettivi hanno.
Arrivato in Mondadori a gennaio, Cavallero ha rivisto struttura e organigramma della sua area, che comprende Edizioni Mondadori, Einaudi, Piemme e Sperling & Kupfer, e ha istituito la nuova direzione Coordinamento editoria di catalogo: “Ha il compito di ottimizzare il rapporto fra la cosiddetta front list, cioè i nuovi titoli, che ormai hanno vita brevissima, e il mondo dei tascabili”, spiega Cavallero. “È una struttura che vale un po’ più di un terzo del fatturato e metà  dell’utile della divisione Libri del gruppo Mondadori. Ne fanno parte gli Oscar, assieme ai Meridiani, che sono e continueranno a essere l’ammiraglia nel campo dei classici, e ai tascabili delle altre case editrici. Ma penso anche a strade che non abbiamo mai battuto prima, come le coedizioni con piccoli editori che da soli non potrebbero mai pubblicare il tascabile”.
“Tutti i grandi editori nel mondo basano gran parte del loro business sulla formazione, che tra l’altro è un settore editoriale molto stabile se lo si gestisce bene”, spiega Antonio Baravalle. “Che da noi ci sia un grande spazio per la crescita è evidente, e tanto per cominciare Mondadori vuole diventare leader in Italia nel settore dell’educational”.
Nell’area governata da Baravalle rientra anche l’Electa che pubblica libri d’arte e illustrati e gestisce una trentina di importanti musei e aree archeologiche italiani. “In Europa ogni cittadino spende 2 euro in beni culturali, in Italia 0,50. E nel nostro Paese il turismo vale il 12% del Pil. È evidente che l’obiettivo è portare la spesa pro capite al livello europeo valorizzando il nostro enorme patrimonio artistico”, sottolinea Baravalle.
E sull’impiego delle nuove tecnologie in editoria Baravalle dice: “Quello degli applicativi in futuro sarà  un business importante e molti contenuti arriveranno dal mondo educational. Ma per farlo decollare è necessario formare nuove figure capaci di staccarsi dall’idea tradizionale del libro: persone con competenze editoriali, ma con gli occhi aperti sul futuro, né troppo ingegneri, né troppo editori classici”.

L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 404 – marzo 2010