INTERNET: GIUDICE MILANO, NON E’ PRATERIA DOVE TUTTO E’ PERMESSO

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INTERNET: GIUDICE MILANO, NON E’ PRATERIA DOVE TUTTO E’ PERMESSO
(ASCA) – Milano, 12 apr – ”Non esiste la sconfinata prateria di internet dove tutto e’ permesso e niente puo’ essere vietato pena la scomunica mondiale del popolo del web”. E’ quanto sostiene il giudice monocratico di Milano, Oscar Magi, nelle motivazioni della sentenza a carico dei tre dirigenti di Google condannati per la pubblicazione sulle pagine del noto motore di ricerca di un video su un giovane disabile di Torino vessato dai compagni di scuola. Il filmato, caricato su Google nel maggio del 2006, fu in quel periodo uno dei piu’ cliccati della rete. Secondo il magistrato milanese, ”esistono invece leggi che codificano comportamenti che creano degli obblighi i quali, ove non rispettati, conducono al riconoscimento di una penale responsabilita”’. Decisiva per i tre dirigenti Google, condannati a 6 mesi di reclusione con la condizionale, e’ stata la violazione della normativa sulla privacy. Spiega il giudice Magi: ”Google Italia trattava i dati contenuti nel video caricati sulla piattaforma di Google Video e ne era quindi responsabile perlomeno ai fini della legge sulla privacy”. L’aspetto da non sottovalutare, scrive ancora il magistrato, e’ che sul motore di ricerca ”l’informativa sulla privacy era del tutto carente o comunque talmente nascosta nelle condizioni generali di contratto da risultare assolutamente inefficace per i fini previsti dalla legge”. Una violazione commessa non solo in Italia ma anche negli Stati Uniti: ”Non vi e’ dubbio – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza – che perlomeno parte del trattamento dei dati immessi a Torino sia avvenuto fuori dall’Italia in particolare negli Usa, luogo dove hanno indubitabilmente sede i server di proprieta’ di Google Inc”.