Quella tra social media e editoria on line è una relazione virtuosa o pericolosa? La domanda, quanto mai attuale, è stata al centro del dibattito allo Iab Seminar 2010, l’incontro annuale di analisi e approfondimento sui media digitali organizzato l’8 aprile scorso a Milano, presso la sede del Sole 24 Ore, dall’Interactive Advertising Bureau. Una domanda di stretta attualità soprattutto in Italia, dove – come ha sottolineato il presidente di Iab, Layla Pavone – Facebook, il social network per eccellenza, conosce tassi di sviluppo tra i più elevati al mondo. A scapito degli altri mezzi oppure no? Le cifre paiono suggerire una risposta positiva, ma il discorso è complesso e non si può interpretare solo in termini quantitativi.
In Italia il 79% degli utenti di Internet (cioè 19,2 milioni di persone) frequenta i social network e ci passa in media sei ore al mese, mentre solo il 58% legge le news on line, attività che assorbe solo qualche minuto. Ancora più impressionanti i numeri relativi agli Stati Uniti, citati da Enrico Pedemonte. Giornalista dell’Espresso, per sei anni corrispondente da New York, Pedemonte ha appena finito di scrivere un libro sull’informazione al tempo di Internet, ‘Morte e resurrezione dei giornali’, che sarà pubblicato in settembre da Garzanti. Negli ultimi 40 anni, mentre la popolazione statunitense è aumentata del 50%, la diffusione dei giornali è calata del 30%; i giovani poi non leggono quasi più: solo il 30% sfoglia ancora un quotidiano. Non va meglio la raccolta pubblicitaria, regredita nel 2009 ai livelli del 1985. Ma i veri nemici dei giornali, secondo Pedemonte, sono più che i social network, altre realtà on line, come Craigslist, Monster, Autotrader: siti che assorbono gran parte dei piccoli annunci, una delle più importanti fonti di ricavo dei quotidiani, in particolare quelli locali. La torta pubblicitaria si sposta verso i motori di ricerca, gli aggregatori di news, i social network, i blog. Ma è difficile sostenere – avverte Pedemonte – che Facebook rubi la pubblicità ai giornali, visto che il 44% degli utenti usa il social network per scambiarsi le notizie. Resta il fatto che Facebook negli Stati Uniti è frequentato in media per 7 ore al mese, mentre il sito del New York Times per soli 20 minuti. Il vero problema, secondo Pedemonte, è che mentre declina l’attività dei giornali su carta, l’editoria on line non ha ancora trovato un modello di business veramente sostenibile. Ovvero, come ha scritto Clay Shirky (uno dei guru dei media digitali), “il vecchio sta morendo prima che il nuovo sia nato”.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 405 – aprile 2010