L’Enel, impegnata con la francese Edf nella costruzione di quattro centrali nucleari in Italia, lancia la più complessa operazione di comunicazione mai fatta da un’azienda nel nostro Paese per informare i cittadini. La racconta il responsabile comunicazione istituzionale e stakeholders di Enel, Paolo Iammatteo.
“Quel che ci interessa ora non è convincere i cittadini che il nucleare sia cosa buona e santa. Ci preme invece informarli sulla tecnologia e sulla presenza nel mondo, sul fatto che la civiltà occidentale (ma anche quella orientale) è lì che si è instradata, è lì che ha puntato. Quel che diciamo è: prima fatevi un’opinione, poi ne parliamo. Il nucleare non sarà l’unica soluzione ma senza il nucleare non c’è soluzione”, spiega Iammatteo.
“Sappiamo che uno dei timori più sentiti è proprio ‘il nucleare all’italiana’. I cittadini si preoccupano di una eventuale gestione poco chiara o approssimativa dei progetti e dei controlli”, dice Iammatteo. “Noi spieghiamo che il nucleare non è un tema specificamente italiano ma transnazionale. Insomma, piaccia o no, siamo tutti sulla stessa barca e navighiamo secondo regole condivise e monitorate a livello mondiale”.
Nel 2009 al’Enel ha condotto una ricerca sociosemiotica sulla popolazione adulta italiana con una tematica: ‘Cosa pensi del nucleare?’.
Alla fine il quadro che ne emerge è decisamente meno prevedibile di quanto si pensi. Se è vero che il nucleare divide l’opinione pubblica italiana, è altrettanto vero che la maggioranza dei nostri concittadini non è in trincea. Mentre i talebani che avversano il nucleare rappresentano uno zoccolo duro difficilmente intaccabile, l’ampio segmento degli incerti che esprime posizioni variegate e sfumate rappresenta il bacino su cui intervenire. Vi è poi un 10% di popolazione rappresentato da quelli che vengono definiti gli Influentials e che svolgono una funzione pivotale nella costruzione dell’opinione pubblica. Convinti loro, se ne portano dalla propria parte molti altri.
Il vero problema, però, è un altro. E questo sì di ardua soluzione. La prossimità fisica a una bella centrale nucleare rappresenta una delle variabili decisive nel generare dissenso.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 407 – giugno 2010