ALDO GIUFFRE’: CARLO, HO PERSO PIU’ DI UN FRATELLO

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ALDO GIUFFRE’: CARLO, HO PERSO PIU’ DI UN FRATELLO /ANSA
NEL ’72 FU UN SUCCESSO E LA CRITICA PARLO’ DEI NUOVI DE FILIPPO
MILANO
(di Claudio Scarinzi) (ANSA) – MILANO, 27 GIU – “E’ morta l’altra mia metà  in palcoscenico, lo chiamavo nella camera mortuaria ma lui non mi rispondeva più. Aveva ancora tutti i capelli neri, non una ruga e quel suo bel faccione”. Carlo Giuffré, distrutto dal dolore, ricorda così, all’ANSA, gli ultimi momenti passati insieme al fratello Aldo. Un eterno sodalizio artistico e umano, anche se con qualche incomprensione e ruggine come spesso capita fra personalità  forti, di due dei più grandi attori teatrali italiani di sempre. “Era il mio fratello più grande, io farò 82 anni a dicembre, me lo ricordo recitare fin da piccolo – racconta Carlo -. Io gli ho fatto quasi da spalla, aveva una straordinaria capacità  istrionica, una grande simpatia e comicità . Negli ultimi giorni non si sentiva bene, aveva un forte dolore alla pancia. Si è scoperto che aveva una peritonite, ma dopo l’ operazione i punti non tenevano. I medici lo hanno nuovamente curato ma ci hanno spiegato che il cuore non reggeva più e così dopo 48 ore si è spento serenamente. D’altro canto a questa età  si deve iniziare a pensare che il futuro non è lungo”. Quali sono i ricordi più belli? “A parte l’infanzia, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. Nel 1972 al Teatro delle Arti di Roma siamo partiti con ‘Un coperto in piu” di Maurizio Costanzo. Fu un successo, la critica parlò dei nuovi De Filippo, perfino Fellini disse che il nostro era ‘un teatro ad alta temperatura’ e ci stimava. Il nostro sodalizio artistico teatrale è durato 12 anni, era basato sulla commedia dell’ arte, recitavamo quasi a soggetto. Ne abbiamo fatte tante di cose: ‘I casi sono due’, ‘La Fortuna con la S maiuscola’, ‘Francesca da Rimini’. Lui non si occupava di regia, sembrava un po’ disattento e poi sul palco era bravissimo”. “Il suo approccio era sempre teatrale – ricorda ancora Carlo Giuffré – Aldo faceva anche radio, molto cinema e televisione ma ha sempre avuto il teatro nel cuore. E si può vedere anche nel monologo-apologo sull’assurdità  della guerra in ‘Il Buono, il Brutto e il Cattivo’ di Sergio Leone che non a caso ci teneva molto a che lui partecipasse al film”. E i litigi che ci sono stati in passato fra voi due? “La morte porta via tutto, ma da tempo avevamo fatto pace e ci vedevamo regolarmente anche se eravamo ancora molto impegnati. So di aver perso più di un fratello, una parte di me e del vero teatro napoletano e italiano. Eravamo gli unici a fare teatro italiano, la commedia dell’arte, perché da quando nacque il melodramma nel ‘700 non abbiamo piu’ avuto teatro di prosa e autori teatrali. Da Goldoni si aspettano due secoli per Pirandello. E 50 anni dopo per De Filippo”.(ANSA).
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