Intercettazioni/ Il Giornale: Fini una risorsa per l’opposizione
Anche Libero lo attacca: Ha piano per cambiare legge elettorale
Roma, 1 lug. (Apcom) – Il Giornale e Libero tornano all’attacco del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il primo per criticare il suo commento sulla calendarizzazione a luglio del ddl intercettazioni voluta da Pdl e Lega e definita da Fini “un puntiglio” e “irragionevole”, il secondo parlando del “tesoretto” di Alleanza nazionale e di un piano della terza carica dello Stato per cambiare la legge elettorale e togliere ogni sbarramento.
Secondo Vittorio Feltri, direttore del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi che firma l’editoriale di oggi, il presidente della Camera “si comporta in maniera irrituale se non scorretta” quando entra così nel merito di un provvedimento. “La perfetta sintonia tra Fini e la sinistra – osserva ancora Feltri – nel rallentare l’iter parlamentare della legge è puramente casuale?
Potrebbe esserlo se si limitasse solo alla presente circostanza, viceversa si registra spesso al punto da far nascere il sospetto, o la certezza, che il presidente della Camera nel Pdl sia ormai un extracomunitario, estraneo ai costumi della maggioranza, fervido antiberlusconiano pur essendo stato eletto con i voti di quei fetentoni dei berlusconiani”. Fini “è senz’altro una risorsa. Del Pd e dell’Idv”.
“Fini ha cento milioni”, titola Libero in prima pagina spiegando che “An c’è ancora, ed è molto più ricca di Forza Italia. Quando nacque il Pdl, il leader della destra si prese gli utili dei partiti, il premier i debiti”. Non solo. Il direttore Maurizio Belpietro firma un editoriale in cui spiega che “per avere un futuro Gianfranco cambierà la legge elettorale”: “L’operazione di sabotaggio potrebbe dispiegare i suoi effetti più devastanti a settembre quando il governo rilancerà il tema delle riforme, in particolare quella della giustizia. Fini non solo sarebbe pronto a mettersi di traverso con la stessa spregiudicatezza usata fino a oggi ma avrebbe pure in serbo una sorpresina”, la legge elettorale.
“Con il Cavaliere in sella – osserva Belpietro – uno sbarramento all’8 per cento al Senato e al 4 alla Camera, Fini non ha alcuna possibilità di sopravvivenza politica. Al massimo può puntare a dare vita a un micro partitino. Cambiando la legge elettorale, cambia però anche la musica. Senza sbarramenti, o con sbarramenti minimi, anche i micro partiti avrebbero un futuro mentre ne avrebbe uno meno brillante il partitone di maggioranza al quale non basterebbe il 35 per cento per vincere le elezioni, soprattutto se dall’altra parte si facesse una sorta di federazione di nanetti della politica”.