Je n’ai pas oublié – Ricordi di Pietro Calabrese, giornalista

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Sì, io mi ricordo
Ricordo Nando Moriconi e non smetto di voler bene ad Alberto Sordi

Ricordo che il signor direttore quando parlava alla redazione aveva sempre dietro le spalle un tipo buffo che qualunque cosa lui dicesse assentiva convinto, facendo ‘sì, sì’ con la testa

Ricordo che quel qualcuno era sempre la stessa persona, solo che ora fa ‘sì, sì’ in tivù con un altro

Ricordo George Brassens: “Di poeti ce n’è ancora qualcuno. Ma si nascondono qua e là , tra due pietre o dentro i buchi degli aghi”

Ricordo che anche le idee più brillanti hanno bisogno di tanto in tanto di fermarsi in una beauty farm, e talvolta anche di farsi accompagnare da una escort

Ricordo il secondo versetto della Genesi: “La terra era deserta e vuota e la tenebra era sulla superficie dell’abisso e il vento di Elohim aleggiava sulla superficie delle acque”

Ricordo Roland Dorgelès: “Sono arrivati perché non andavano lontano”

Ricordo un errata corrige. Dove è scritto: il signor direttore vendeva il proprio lavoro e se lo faceva pagare caro, bisogna leggere: il signor direttore vendeva se stesso praticando ogni giorno la grande stagione dei saldi

Ricordo il raglio degli asinelli di Uccio Platania nelle notti di Cozzo Capraro, dall’altra parte della collina degli incantesimi

Ricordo che il professor Umberto Veronesi calcola così la durata del viaggio tra Milano e Roma sui treni superveloci: tre sudoku all’andata e tre al ritorno

Ricordo a quanti ancora non l’avessero capito che la moda non va più di moda e ha stufato un po’ tutti

Ricordo che anche tra quei libri che non si sono mai incontrati perché scritti in secoli distanti uno dall’altro, si possono aprire folgoranti   cortocircuiti notturni

Ricordo parola per parola (anche perché era solo di diciassette righe) il primo articolo scritto da mia figlia Costanza per la cronaca di Repubblica. Io e lei dobbiamo molto a Peppino Cerasa, capocronista del quotidiano romano, un mastino intelligente e bravo come non se ne fabbricano più

Ricordo Claudio Baglioni: “E una storia va a puttane… sapessi andarci io…”

Ricordo la mamma di Rita Pinci, 94 anni, sdraiata una sera d’estate nel giardino della sua casa di Cave, dire alla figlia guardando il cielo: “Ma non è che le stelle si sono allontanate da noi? Quando ero piccina mi sembravano più vicine”

Ricordo come bussola personale la riflessione: “Un buon marinaio non può cambiare il tempo, ma sa capire quando è il momento di cambiare rotta”. Mi piacerebbe sapere chi l’ha scritta

Ricordo certe notti di zagare e gelsomini a Villa Boscogrande a Palermo quando io e Fiora ballavamo ‘Strangers in the night’. Era la metà  degli anni Sessanta, il mondo era giovane e questo rendeva tutto bellissimo e irripetibile, e infatti non s’è mai più ripetuto

Ricordo Tolkien: “Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli”

Ricordo la dolcezza testarda e determinata di Lucia Restivo

Ricordo i ‘Cento secondi’, quella trasmissione che facevo alla ‘Domenica Sportiva’ quando ero direttore della Gazzetta dello Sport. A volte mi sembrava durasse mille secondi. Ma poiché spesso mi allargavo per inesperienza (ed emozione), magari era davvero così

Ricordo che non si deve mai dormire sotto i fiori viola dell’erica, se non si vuole correre il rischio di essere rapiti dalle fate

Ricordo il delizioso lapsus calami di Alphonse Daudet: “Il duca arrivò seguìto dal suo seguito, che stava davanti”

Ricordo il soprannome di Enzo Golino all’Espresso, ‘un uomo chiamato cavillo’, per la sua (giusta) pignoleria nel correggere i nostri articoli pieni di errori e di refusi
Ricordo tutte quelle ragazze che mi hanno detto: “Vorrei ma non posso”

Ricordo tutte quelle ragazze delle quali a un certo punto ho pensato: “Tu vorresti ma io davvero non posso”

Ricordo i gigli bianchissimi di Arcimboldo

Ricordo ‘Il Gattopardo’: “Noi fummo i gattopardi e i leoni, dopo di noi verranno gli sciacalli e le iene, e tutti quanti gattopardi e leoni, sciacalli e iene continueranno a credersi il sale della terra”

Ricordo anche l’evangelista Matteo, 5, 13-16: “Voi siete il sale della terra: ma se il sale diventa insipido, con che cosa salarlo?”

Ricordo Jacques Prévert: “L’essere che dorme solo è cullato da tutti gli esseri che ha amato, che ama e che amerà “

Ricordo il vecchio suonatore di piazza Navona che soffiava su una foglia d’alloro fresco e ne faceva uscire motivetti e ballabili degli anni Sessanta

Ricordo tutte le damazze romane che aspiravano a essere cortigiane di grandi intrighi politici e mirabili ragnatele amatorie, e invece hanno dovuto contentarsi di diventare figurine scolorite di minuti e volgari pettegolezzi

Ricordo i giorni della luce smarrita, di solito quei tramonti imbambolati in regioni sconosciute

Ricordo ai sognatori incalliti che si può resistere al canto delle sirene ma non al loro silenzio

Sì, io mi ricordo