Apc-Governo/ Romani verso nomina a ministro Sviluppo.I dossier aperti
Da Fiat a tavoli crisi a gara frequenze digitali dopo ok Ue a Sky
Roma, 30 lug. (Apcom) – Dovrebbe arrivare oggi la nomina di Paolo Romani a ministro dello Sviluppo. L’annuncio era stato dato ieri in tarda mattinata dal premier Silvio Berlusconi nei colloqui avuti alla Camera con diversi deputati del Pdl, comunque prima della rottura in casa Pdl con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Anna Maria Bernini dovrebbe essere nominata vice ministro al posto dello stesso Romani.
Sul tavolo del nuovo ministro dello Sviluppo economico che dovrebbe essere nominato dopo circa tre mesi di vacatio (Claudio Scajola si è dimesso il 4 maggio) ci sarà subito un dossier che scotta: la Fiat. Entro la metà di settembre sarà convocato il tavolo sulla riconversione dal 2012 dello stabilimento di Termini Imerese. Il governo illustrerà alle parti le proposte (short list) esaminate dall’advisor Invitalia, una delle quali prevederebbe la produzione di auto elettriche.
C’è poi la trattativa sugli esuberi annunciati da Telecom.
Finora il tavolo tra azienda e sindacati è stato seguito proprio da Romani, viceministro con delega alle Comunicazioni.
Dal suo predecessore il nuovo ministro erediterà anche il dossier nucleare che il governo intende portare avanti con la posa della prima pietra del primo impianto entro la legislatura, nel 2013 e l’entrata in esercizio nel 2018. Tra le prossime tappe ci sarà la definizione dell’Agenzia per la sicurezza sul nucleare, con la nomina dei vertici.
Inoltre, spetterà proprio a Romani indire la gara di assegnazione delle frequenze digitali, a cui parteciperà anche Sky dopo il via libera ‘condizionato’ di Bruxelles all’ingresso anticipato sul digitale terrestre. Compito delicato anche alla luce della forte opposizione espressa dallo stesso Romani alla decisione della commissione europea di liberare il gruppo di Rupert Murdoch dall’impegno preso nel 2003 a non partecipare alle gare di assegnazioni di frequenze nel digitale terrestre. Una scelta che ha giudicato “grave e ingiustificata”.
Tra i temi da affrontare anche una serie di crisi aziendali non ancora risolte, dal caso della Lucchini-Severstal, all’Alcoa, dalla Agile alla Vinyls, dalla Indesit alla Omsa di Faenza alla Sirte, alla Grimeca di Rovigo. I tavoli aperti dovrebbero essere all’incirca 170 che riguardano 400mila lavoratori. Tavoli da cui sono escluse le grandi azienze.
red-eco
301002 lug 10
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