Apc-Cinema/ Muccino: tirarsi pietrate non fa bene a film italiani
“Un film non va visto conoscendo il paese nel quale è prodotto”
Roma, 15 set. (Apcom) – La disputa seguita al verdetto della giuria della Mostra del cinema di Venezia – che ha escluso dalla premiazione i lavori italiani – è “sconfortante, mortificante e non produttiva”. Il regista Gabriele Muccino intervistato da Rosalinda Cappello su Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo, presieduta da Gianfranco Fini, invita a finirla con “questo parlarsi addosso”. “Il parlar male, il guardarsi in cagnesco – afferma – l`ho provato sulla mia pelle per molti anni, da quando ho iniziato a fare film di successo.
Rispetto il giudizio di Salvatores, però, sono molto avvilito per come ci si continui a tirare pietrate, piuttosto che rivolgere lo sguardo fuori dai nostri confini per capire dov`è arrivato il cinema oggi e ciò che possiamo fare per migliorare il nostro”.
Riguardo alla sudditanza che il regista Mario Martone imputa verso gli stranieri, alla critica del regista partenopeo a Salvatores che non avrebbe aiutato la comprensione delle pellicole e al suo dirsi amareggiato perché mentre gli italiani sono tenuti a sapere tutto degli Stati Uniti, loro non si sforzano di fare altrettanto con noi, Muccino risponde: “Trovo che sia una stupidaggine. Un film non va visto conoscendo il paese nel quale il film è stato prodotto e il contesto sociale nel quale è stato realizzato. Un film, se è bello, – spiega Muccino – parla da solo, se è brutto, altrettanto. Non credo che agli stranieri debba essere richiesto questo sforzo. Quando le nostre pellicole sono belle, le apprezzano pur sapendo poco o niente del nostro paese. E lo stesso accade per un film cinese, iraniano, israeliano. Un lavoro viene apprezzato per quello che racconta, per la storia. Perché il cinema ha un linguaggio universale e deve essere tale. Se un film non arriva al pubblico, non è colpa del provincialismo del paese che lo ha prodotto ma è colpa dell`incapacità del film stesso di raccontare una storia a un pubblico vasto”.
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Apc-Cinema/ Muccino: tirarsi pietrate non fa bene a film italiani
“Fare è estremamente più produttivo che parlare”
Roma, 15 set. (Apcom) – E sull`osservazione avanzata da Gabriele Salvatores, secondo il quale la nostra cinematografia è carente di inventiva, ribatte: “Sento parlare di questa crisi da almeno vent`anni, da quando speravo di poter fare un giorno questo lavoro. È un discorso che ho superato facendo da solo ciò che gli altri spesso esaurivano in molte parole e pochi fatti. Mi sono rimboccato le maniche e ho dimostrato che si può fare un cinema importante, andare in giro per il mondo, raggiungere traguardi senza piangersi addosso o parlar male degli altri, – prosegue – ma semplicemente cercando di fare meglio di quanto fosse possibile. Bisogna fare, bisogna vedere che cosa fanno gli altri e fare meglio ancora. Fare è estremamente più produttivo che parlare”.
Infine, sull`invito di Salvatores al cinema italiano a ‘uccidere’ i propri padri, commenta: “Non ho mai sentito l`esigenza di uccidere nessun padre. Quando ho realizzato ‘La ricerca della felicità ‘, la mattina andavo sul set pensando a Vittorio De Sica quando girava ‘Ladri di biciclette’. E con il riferimento a uno dei nostri maggiori padri ho ottenuto un risultato che ha permesso al mio film di essere visto in tutto il mondo, da sessanta milioni di persone. Per questo, per me, il riferimento ai padri è preziosissimo, non va mai disperso, mai dimenticato. La memoria dei nostri padri è sacrosanta: non ci sarebbe mai stato ‘Il padrino’ se Coppola non avesse avuto in mente ‘Il Gattopardo’. Non ci sarebbe stato ‘Taxi driver’ se Scorsese non avesse tanto amato Rossellini, pur con tutte le differenze che ci sono tra i due”.
“Per me i padri sono il sale, il concime e il fertilizzante che deve permetterci di essere, di crescere e di migliorare quello che loro hanno fatto. Volersi scostare dai padri, come faceva provocatoriamente Moretti rinnegando la commedia all`italiana di Monicelli e altri, fare quel tipo di percorso, è provocatorio, appunto, crea polemiche. Soprattutto, crea parole e le parole non creano fatti. Per cui, a chiunque parli male del cinema italiano, farei un invito – conclude Muccino – andate e fate, piuttosto che parlarvi addosso. Se sarete bravi, farete meglio. I film belli vengono visti e apprezzati ».