TEATRO: DOPO FB E GOOGLE, SOTTO I RIFLETTORI STEVE JOBS

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TEATRO: DOPO FB E GOOGLE, SOTTO I RIFLETTORI STEVE JOBS/ANSA
‘AGONIA ED ESTASI’ DEL CEO APPLE, NEL MONOLOGO DI MIKE DAISEY
ROMA
(di Titti Santamato) (ANSA) – ROMA, 22 SET – Dopo The Social Network, il film che ripercorre la storia del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg – che uscirà  in autunno – e le pellicole in preparazione su Google e sugli svedesi di Pirate Bay, un altro pioniere della rete finisce sotto i riflettori: è l’immancabile Steve Jobs, al centro non di un film ma di un monologo teatrale che sta girando negli Stati Uniti. S’intitola ‘The agony and the ecstasy of Steve Jobs’ ed è scritto e interpretato da Mike Daisey, attore e autore elogiato dal New York Times. Pur ammettendo di essere un fan dei prodotti Apple, Daisey paragona il numero 1 dell’azienda di Cupertino ad un moderno Willy Wonka – il geniale, visionario ma crudele protagonista del romanzo e del film ‘La fabbrica di cioccolato’ – “le cui ossessioni stanno modificando la nostra epoca”. Daisey, 37 anni, lingua veloce e stazza alla Michael Moore, proprio come il regista di Fahrenheit 9/11 si è preso la briga di fare un’inchiesta: è andato a Shenzhen, uno dei principali distretti industriali cinesi, e ha indagato sulla Foxconn, il gigante della componentistica elettronica che ha assemblato prodotti per la Apple (iPad e iPhone 4 compresi) e che nei mesi scorsi è finito nell’occhio del ciclone per una drammatica serie di suicidi tra i suoi lavoratori sottoposti a condizioni di lavoro ai limiti della schiavitù. Da questa esperienza Daisey ha ricavato un monologo di due ore in cui, mischiando giornalismo, recitazione, amore per la tecnologia e per le strategie industriali, racconta luci e ombre della Apple, ma anche della “guerra per controllare la visione del mondo e il prezzo umano che siamo disposti a pagare per le tecnologie”, come riporta il sito del Tba Festival di Portland, Oregon, dove lo spettacolo è stato rappresentato. Il monologo di Daisey ha avuto anche un rodaggio in alcune città  dell’India, dove non è stato sempre ben accolto: al Times of India, ad esempio, non è piaciuto il fatto che l’attore durante lo show abbia esplicitamente detto che dopo la Cina è proprio l’India ad essere interessata dal problema dello sfruttamento del lavoro. Per raccontare ‘l’agonia e l’estasì di Steve Jobs, Mike Daisey si è basato anche su una serie di esperienze personali: intanto può essere definito un ‘geek’, cioé un fan delle tecnologie, pure della Apple (“per rilassarmi – dice – smonto il mio Mac, lo pulisco con aria compressa e poi lo rimonto”), e poi parla con cognizione di causa delle internet company visto che ha lavorato per tre anni all’Amazon, l’azienda leader nel commercio elettronico e produttrice del Kindle, il famoso lettore di e-book. “Non lavorerò mai più in una multinazionale, non va bene per me e non va bene per nessuno”, ha detto Daisey al David Letterman Late Show – la puntata è reperibile su YouTube – ai tempi della presentazione di 21 dog years, il monologo poi diventato un libro sulla sua esperienza nell’azienda di Seattle. A David Letterman, Daisey ha anche raccontato delle tante lettere scritte al presidente dell’Amazon, Jeff Bezos, e di tutte le volte che ha segnalato al pubblico l’indirizzo e-mail dello stesso Bezos per eventuali lamentele. Fino a che un giorno è arrivata una comunicazione dall’Amazon: “Non abbiamo visto lo show – gli hanno scritto – ma sappiamo che è divertente, ti auguriamo il meglio”. Chissà  se dopo ‘The agony and the ecstasy of Steve Jobs’, Mike Daisey riceverà  mai una lettera dal Ceo della Apple. (ANSA).
SAM/ S0B QBXB