EDITORIA: DE BORTOLI, COLLEGHI E’ FINITA L’ERA DEL PIOMBO
(V. ‘EDITORIA: CDR CORRIERE, SCIOPERO…’ DELLE 20.41)
ROMA
(ANSA) – ROMA, 30 SET – Una lettera ai colleghi che, il direttore Ferruccio De Bortoli lo dice subito, gli “complicherà la vita”, non nascondendo però che “la discussione che ne scaturirà ci permetterà di investire meglio nel nostro futuro di giornalisti del Corriere della Sera” nella consapevolezza che le regole attuali non valgono più perché “é finita l’era del piombo” e indietro non si torna. Quello che il direttore chiede senza mezzi termini alla sua redazione scrivendo una lettera alla rappresentanza sindacale è “investiamo di più nel giornale e nella qualità , ritorniamo a dare spazio ai giovani, ma ricontrattiamo quelle regole, in qualche caso autentici privilegi, che la multimedialità (e il buon senso) hanno reso obsolete” mentre si sta “completando una ristrutturazione dolorosa ma necessaria che non ha messo però in cassa integrazione diretta alcun collega, com’é avvenuto in tutte le altre testate”. Ora, dice De Bortoli, “si apre una fase diversa, ugualmente impegnativa. Non mi nascondo le difficoltà . Il periodo che attraversiamo è difficile, in tutti i sensi”. E allora, a fronte di queste difficoltà c’é una condizione che “con sincerità un po’ brutale”, il direttore del Corriere della Sera pone al suo corpo redazionale, ovvero che “questo ormai anacronistico impianto di regole, pensato nell’era del piombo e nella preistoria della prima repubblica, prima o poi cadrà . Con fragore e conseguenze imprevedibili sulle nostre ignare teste”. Di fonte a ciò per De Bortoli ci sono molte cose non più accettabili, e le elenca. “Non è più accettabile – scrive – che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione”, ma anche “non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione I pad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi é preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro”. Un elenco che “potrebbe continuare. E’ un elenco amaro, ma sono costretto a farlo perché, continuando così, non c’é più futuro per la nostra professione. E, infatti, vi sfido a contare in quanti casi sulla Rete è applicato il contratto di giornalista professionista. Tutto ciò deve farci riflettere. Seriamente”. Per tutto questo, de Bortoli chiede al Comitato di redazione, a cui la lettera si rivolge, di sedersi “attorno a un tavolo, chiedendo all’azienda di assumersi le proprie responsabilità , per stringere un nuovo patto interno all’altezza delle nostre sfide professionali ed editoriali. Ma una cosa deve essere chiara fin dall’inizio. Se non vi sarà accordo, i patti integrativi verranno denunciati, con il mio assenso. Sono convinto che avremo modo di riflettere su questa mia proposta, insieme ai colleghi dell’intera redazione, e di convenire su tutto ciò che è necessario fare per non ipotecare ancora di più il nostro già incerto futuro”.(ANSA).
STF/ S0A QBXB