Torinese come di più non si potrebbe, Marco Travaglio è nato il 13 ottobre del 1964, si diploma dai salesiani e si laurea in storia contemporanea iniziando presto a bazzicare nelle redazioni di stampo cattolico come Il nostro tempo. È proprio lì che incontra Giovanni Arpino che a sua volta lo presenta a Indro Montanelli. Il direttore del Giornale intravede in lui una luce e uno stile, tanto che lo chiama a collaborare e poi lo assume come vice corrispondente dal capoluogo piemontese. Quando nel 1994 Indro sbatte la porta in faccia a Berlusconi e fonda La Voce, Travaglio – insieme a una cinquantina di colleghi – lo segue. Dire che si occupi di cronaca giudiziaria è un po’ poco, visto che questa oggi – e da un bel pezzo – si intreccia in modo ineludibile con la politica. ‘Mani pulite’ è stato per Travaglio una pedana di lancio che non ha pari. Le collaborazioni non gli mancano, e anzi si moltiplicano le testate su cui appare la sua firma: da Sette all’Indipendente, da Cuore al Borghese (dove pubblica le intercettazioni che la polizia fece a molti leader legati più o meno direttamente a Lotta Continua come Gad Lerner, Andrea Marcenaro, Gigi Manconi e Giuliano Ferrara). Scrittore di successo, il suo ‘L’odore dei soldi’, che narra l’origine della fortuna berlusconiana, incontra molti lettori e qualche causa in tribunale, che però vince senza fatica. Collaboratore anche dei giornali del Gruppo L’Espresso, è al centro di una violenta diatriba mediatica con Giuseppe D’Avanzo, che lo accusa di “manipolare lettori inconsapevoli”. Se non crolla il palazzo di Largo Fochetti poco ci manca. Alla fine resta l’inimicizia e il ricordo non proprio esaltante di quella polemica.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 411 – novembre 2010