Valentino Valentini. Il consigliere poliglotta

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Da Prima Comunicazione, dicembre 2009 – n. 401

Il consigliere poliglotta
Parla ben cinque lingue, ma sono pochi quelli che hanno avuto occasione di sentire la sua voce. Il suo volto però lo conoscono in molti: da anni spunta sempre accanto a quello di Silvio Berlusconi. Quando il premier si trova all’estero sono rare le riprese televisive in cui non compaia anche Valentino Valentini , l’unico dello staff che sia riuscito a far superare al premier la nota idiosincrasia per la barba. Onnipresente più di Paolo Bonaiuti, è lui la vera ombra di Berlusconi. Da anni lo segue ovunque, sia nei viaggi pubblici sia in quelli privati. Quando nell’ottobre scorso il premier si rifugiò dall’amico Putin, facendo perdere le sue tracce per un paio di giorni, oltre alla scorta c’era soltanto Valentini: il fidatissimo assistente, nonché deputato alla seconda legislatura.
Consulente per gli affari esteri, viene definito dallo staff del premier. Ma le cronache di volta in volta lo hanno battezzato come il segretario particolare, il collaboratore, l’uomo di fiducia. E come tale Valentini si comporta: con gli altri parla poco, quasi nulla, tanto meno con i giornalisti. Del premier è invece da anni l’interprete personale nei colloqui con i grandi della terra. A lui toccano le traduzioni più delicate, quelle riservatissime dei faccia a faccia: che si parli di politica o di affari, a Bruxelles come a Mosca, negli Stati Uniti come negli Emirati. Di persona o al telefono, c’è sempre lui al fianco di Berlusconi. Tanto che con George W. Bush – dopo anni di conversazioni telefoniche per interposta persona – aveva ormai instaurato quasi un rapporto amichevole. All’occasione si presta anche per le emergenze, come quando nel corso della trattativa Alitalia-AirFrance si precipitò nella sala stampa di Palazzo Chigi per tradurre ai giornalisti italiani le parole di Spinetta.
È a Valentini che Berlusconi affida gli incarichi più personali. Anche quelli privatissimi, che lui assolve con understatement, alimentando quell’alone di mistero che nemmeno l’entourage della presidenza del Consiglio riesce – o vuole – dissipare. Pure sul sito del governo, che riporta gli stipendi anche dell’ultimo collaboratore, di lui non v’è traccia. Comunque, la sua segretaria risponde a un numero interno del Palazzo.
Bolognese, 47 anni, una laurea in lingue moderne e un master in business administration a Publitalia, la sua scarna biografia ufficiale racconta di come a 23 anni venne assunto al Parlamento europeo proprio grazie alla sua versatilità  linguistica. Parla perfettamente l’inglese, il francese, il tedesco e l’olandese. Da tempo si è messo anche a studiare il greco moderno e, dopo i numerosi viaggi a Mosca, c’è chi lo ha sentito masticare il russo, ormai lingua ufficiale degli interessi governativi. Silvio Berlusconi lo ha conosciuto alla fine degli anni Novanta, a Strasburgo, e da quel momento è stato cooptato in pianta stabile nel suo staff personale dove è andato a ricoprire il posto di capo segreteria che è stato di Niccolò Querci, oggi vice presidente di Rti e consigliere di amministrazione di Mediaset. Dai tempi dell’opposizione a quelli della presidenza del Consiglio, Valentini negli anni ha guadagnato sempre più peso. Con tanto di ufficio a Palazzo Chigi, oltre che nella residenza del premier di Palazzo Grazioli. Da perfetto consigliere per le relazioni internazionali studia tutti i dossier esteri più delicati. E con la fidata segretaria Marinella Brambilla cura anche l’agenda personale di Berlusconi che, da quando è in corso il processo a Milano, è sempre più inzeppata di tanti legittimi impedimenti. Spesso nei viaggi anticipa di qualche giorno l’arrivo del premier: ormai – raccontano – è diventato un esperto di questioni energetiche, settore in cui molteplici sono gli interessi. E poi è in grande confidenza con vari giri di imprenditori e supermanager.
Sarà  per tutti questi impegni che in Parlamento, invece, ci va molto di rado: da quando è cominciata la legislatura, ha preso parte alla metà  delle votazioni mettendo a segno uno dei record negativi tra i deputati del Pdl senza incarichi di governo. Poco lo hanno visto anche in commissione. Una cosa è certa: non ama presentare proposte di legge – ne ha cofirmate soltanto quattro, cinque – e tanto meno interrogazioni parlamentari. Raramente si siede poi sui divanetti del Transatlantico; e se parla con qualcuno il più delle volte è con Sestino Giacomoni, l’ex collaboratore di Antonio Marzano in forza nella squadra del premier soprattutto come ghost writer.
Valentini, del resto, può vantare perfino un’esperienza nel quartier generale del massimo macinatorie di consensi americano: lo spin doctor di Bush junior, Karl Rove. Era in corso la campagna presidenziale del 2004 quando venne spedito a Washington con l’obiettivo di carpirne i segreti. Sono questi gli anni in cui acquista un ruolo di peso accanto a Berlusconi, diventando uno dei suoi interlocutori più fidati e ascoltati. Anche come fornitore di barzellette: molte di quelle raccontate dal Cavaliere provengono proprio da lui. Forte del dialetto natio, nei due anni di governo Prodi non sono state poche le serate in cui divertiva il suo presidente esibendosi in esilaranti imitazioni del professore bolognese. Alcune cronache riportano perfino di veri e propri siparietti tra i due, con Berlusconi nella parte di se stesso.
Sulla sua vita privata – se mai riesce ad averne una – filtrano poche notizie. Il riservatissimo onorevole Valentini anche alla ‘navicella’ parlamentare (la bibbia di ogni cronista con le sue dettagliate biografie fornite dagli stessi deputati e senatori) ha affidato poche e stringate parole. C’è però una cosa che adora fare, ma mai davanti a Berlusconi che la detesta: fumare il sigaro. È così che quando gli riesce conclude le sue intense giornate di lavoro: gustandosi un Toscano, lontano dal premier e possibilmente assieme a un buon bicchiere di whisky.
AB

Da Prima Comunicazione, dicembre 2009 – n. 401