ANSA-FOCUS/ WIKILEAKS: TUNISIA, I FILE E GLI HACKER

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>ANSA-FOCUS/ WIKILEAKS: TUNISIA, I FILE E GLI HACKER
SITO HA MESSO IN PIAZZA CRITICHE USA AL GOVERNO
ROMA
(di Claudio Accogli) (ANSA) – ROMA, 14 GEN – La rivolta tunisina si è fatta largo anche sul web, anzi secondo alcuni è proprio Wikileaks ad aver propagato l’onda di contestazione, nonostante Tunisi abbia tentato in più modi di porre un freno alla diffusione delle informazioni su quanto stava accadendo nel Paese. Il primo colpo informatico al governo di Tunisi lo tira Julian Assange a inizio dicembre: Wikileaks – che oggi si poteva aprire dalla Tunisia – mette in rete una nutrita serie di dispacci americani dalla sede di Tunisi. Durissime le critiche dell’ambasciatore Robert F. Godec, che nel 2008 e 2009 aveva scritto che in Tunisia la “corruzione cresce” e la famiglia del presidente Ben Ali è “definita spesso una quasi-mafia, basta dire Famiglia per far intendere a chi ci si riferisce”. E nel capitolo dedicato alla “Democrazia e ai diritti umani”, si nota che “Francia e Italia evitano pressioni sul governo di Tunisi”. Altri file descrivono le preoccupazioni americane sui “tunisini di Guantanamo”, arrivati poi in Italia, che Tunisi voleva nelle proprie carceri: in Tunisia “si tortura” spiegano diversi ambasciatori occidentali. Le rivelazioni di Wikileaks danno fastidio, e il sito viene oscurato nel Paese – solo da qualche giorno è tornato accessibile. Una decisione foriera di nuovi problemi, visto che a quel punto, siamo a inizio gennaio, scende in campo anche Anonymous, il ‘movimento’ hacker pro-Wikileaks, che lancia attacchi informatici contro i siti e le infrastrutture telematiche della Tunisia, definito Paese “della censura” e “corrotto”. Gli hacker issano la bandiera “Operation Tunisia”, e mettono online programmi e guide per garantire anonimato e libertà  sul web ai militanti tunisini. Il gruppo trova un inaspettato alleato in Washington, che denuncia con preoccupazione la violazione degli account Facebook di molti dimostranti compiuta dal governo, confermando quanto affermato giorni prima dagli hacker. In pochi giorni, il web è un mare di informazioni, video, comunicati, che rivelano la drammatica crisi che attanaglia il Paese. Il fenomeno cresce al punto che un gruppo di studenti in un liceo della capitale inscena una dimostrazione indossando le maschere di Anonymous, quella di “V per Vendetta”. “L’ondata di protesta è uno dei risultati più interessanti di Wikileaks”, ha sottolineato pochi giorni fa il blogger Zied el-Heni. “La gente ha sempre parlato di corruzione in questo paese – ha spiegato – ma ora sono certi che è un fenomeno cui non si può porre fine, ed è arrabbiata perché si rende conto che la ricchezza prodotta nel paese viene rubata da poche famiglie potenti ed influenti”. (ANSA)