Riesce a mantenersi a quota 500mila copie e a guadagnare, al contempo, il 3% in più di lettori. Ovvero a metterne in cascina, come certifica l’ultima Audipress, altri 160mila portando il totale della readership a 3 milioni 363mila. Quando il gioco si fa duro il vecchio Oggi tira fuori gli artigli e fa valere quanto può ancora contare un brand ultrasessantenne. Naturalmente a condizione che chi sta al timone creda che ci siano ancora storie e notizie da raccontare. E soprattutto un mercato in grado di apprezzarle. Il timoniere di Oggi, da un anno in qua, è Umberto Brindani, promosso al comando pieno del settimanale Rcs dopo un anno da condirettore insieme ad Andrea Monti, passato alla Gazzetta dello Sport. Brindani, 53 anni, parmigiano, è uno di quelli cui le imprese complicate stuzzicano l’ingegno. Ha guidato, con apprezzati esiti, il restyling di Gente e poi, richiamato nel giugno 2005 da Mondadori, dove aveva trascorso a Panorama mezza vita professionale, per dirigere Chi, ha portato il settimanale al suo record di diffusione e un anno e mezzo dopo ha messo mano al restyling di Tv Sorrisi e Canzoni. Riuscendo a mantenerlo oltre il milione di copie. Salvo esser messo d’improvviso alla porta nel giugno 2008 e sostituito da Alfonso Signorini, uomo più vicino e in empatia con il mondo della tivù di cui è anche tra i protagonisti sulla rete ammiraglia Mediaset. L’Oggi versione Brindani rivendica i fondamentali del giornale prototipo di tutti i familiari popolari. E quindi personaggi e storie sono, sempre, la chiave interpretativa dell’intero menu informativo della testata. Con qualche significativa variante. La politica, prima di tutto. Che entra sotto forma di interviste – a Berlusconi, a Tremonti, a Bersani, a Vendola – ma anche nei servizi più tipicamente da rotocalco popolare.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 413 – gennaio 2011