EDITORIA: INTELLETTUALI RICORDANO LATERZA,’EDITORE FILOLOGO’

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EDITORIA: INTELLETTUALI RICORDANO LATERZA,’EDITORE FILOLOGO’
BARI
(di Marina Bianchi) (ANSA) – BARI, 13 GIU – “Un uomo che aveva una forte spinta ideale e un grande senso della realtà , un uomo sobrio che sapeva dare un senso profondo al proprio lavoro”, un “filologo dell’editoria”: è il ricordo di Vito Laterza dei docenti Franco Cassano e Luciano Canfora, “due persone non facili alle lacrime” ha detto Giuseppe Laterza, che con i due intellettuali ha ricordato oggi a Bari il padre-editore, morto dieci anni fa. Il ricordo barese si apre con due vecchi filmati Rai, interviste fatte alla fine degli anni Ottanta quando si ventilò il rischio di vendere l’azienda barese a Rizzoli o Mondadori. Il tratto che emerge è che questa azienda, come tante altre in Italia, non è stata la costruzione di una singola persona, ma il frutto di un lavoro collettivo che ha realizzato un progetto. Nel filmato si vede Vito Laterza che ad una domanda sulla cessione dell’azienda risponde: “ce la faremo, dobbiamo racimolare 20 miliardi, troveremo dei sostenitori, perché noi tutti della Laterza non siamo diventati ricchi, non ci interessano i soldi”, e un operaio gli fa eco ribadendo che la casa editrice non è solo dei Laterza ma di tutti loro e, orgoglioso, sottolinea “siamo all’avanguardia”. E i ricordi su Vito Laterza si intrecciano con la storia della sua casa editrice, che ebbe in eredità  da Benedetto Croce e seppe, con grande sobrietà , far crescere sino ad acquisire una autonomia intellettuale. Canfora ha sottolineato come sia stato importante “tenere in piedi una casa editrice familiare senza chiudersi e rimanere provinciale” e che questa “trasformazione di apertura è avvenuta senza grandi trasformismi”. Alla realizzazione di questo processo hanno contribuito alcuni elementi – ha continuato Canfora – tra i quali aver avuto “un costante rapporto di parità  con grandi interlocutori, che potevano sia dire di no, sia consigliare e imprimere una svolta nella scelte editoriali”. “E ancora – ha sottolineato Canfora – una capacità  di serbare un radicamento senza ghettizzarsi”: Vito Laterza aveva compreso sia che non poteva rimanere a Bari, sia che doveva trovare un proprio spazio nella cultura degli anni del dopoguerra, lui che era espressione della cultura del partito d’azione, testimone di uno dei partiti che avevano vinto il fascismo, con “un percorso segnato sempre da libertà  e grande rigore”. Cassano ha ripreso la definizione di un’impresa meridionale di successo ribadendo che compito forte di Vito Laterza, non facile, è stato quello di staccarsi dalla figura di Benedetto Croce. La storia di Vito Laterza – ha continuato – è stata caratterizzata da grandi aperture: verso nuove discipline culturali, classi sociali emergenti ma anche di relazioni geografiche avendo compreso che Napoli non poteva più essere il centro culturale di riferimento. Nella sua casa editrice si respirava un’aria liberal democratica con una nuova attenzione al tema dell’Italia e una accurata selezione, basata su giudizi critici, degli autori. (ANSA).
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