È stata l’esperienza più bella della mia vita politica, dice Maurizio Baruffi, portavoce di Pisapia durante la campagna elettorale e adesso suo capo di Gabinetto. Con la nostra comunicazione siamo stati coerenti e non abbiamo perso la calma.
La funesta débà¢cle morattiana e l’avventuroso successo pisapiano nella corsa a Palazzo Marino hanno lasciato due scie ancora oggi ben distinguibili per le strade di Milano, città diventata – a seconda delle partigianerie – spettro di una ormai prossima catastrofe nazionale del centrodestra o promessa di una imminente resurrezione dell’esangue sinistra italiana. La strategia comunicativa dei due contendenti ha, ancora una volta, pesato moltissimo nel risultato finale. Mentre la candidata del centrodestra sembrava divertirsi a commettere errori su errori (a partire da quello suicidario davanti alle telecamere di Sky quando ha mosso accuse manifestamente false all’avversario) e tentava goffamente di utilizzare le qualità canore del napoletano Gigi D’Alessio e quelle non proprio freschissime di Red Ronnie, Giuliano Pisapia, fino a qualche mese fa nome piuttosto sconosciuto alla maggior parte degli italiani, riusciva a cooptare le grandi star dello spettacolo a partire dal gruppo di Zelig capeggiato da Gino e Michele, passando per Roberto Vecchioni e Paolo Rossi, Daniele Silvestri e Giuliano Palma, Serena Dandini ed Elio e le Storie Tese. L’avvocato milanese, pur senza avere a disposizione fascinose doti oratorie ma capace di imporre un tono potente e misurato, caloroso senza essere rovente, ha avuto buon gioco con una signora che non ha fatto nulla per compensare la scarsità comunicativa, la carenza di simpatia, la legnosa supponenza fino a un’imperdonabile snobberia (“I milanesi? Mai cuntènt”, si è lasciata sfuggire dopo il primo turno con un’imprudenza che le è evidentemente costata cara).
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 418 – giugno 2011