Il marchio U che compare su tutti i prodotti Unilever vuole diventare un marchio di qualità e sostenibilità sociale, per differenziare gli articoli della multinazionale anglolandese da quelli sempre più concorrenziali della grande distribuzione.
Due miliardi di persone in 180 Paesi consumano ogni giorno un loro prodotto. Parlare di loro come di un gigante non dà nemmeno l’idea approssimativa di chi siano e di quanto contino veramente. Stiamo parlando di Unilever, la multinazionale anglolandese che ha nel paniere i marchi più noti nel campo dell’alimentazione, delle bevande, dei prodotti per l’igiene personale e della casa. Dite un nome che vi viene in mente ed è facile, facilissimo che si tratti di roba loro, dai saponi Dove e Lux alla crema Cif, dal tè Lipton al brodo Knorr. Ma stargli dietro è pressoché impossibile: solo l’anno scorso hanno lanciato più di cento nuovi marchi. Nata nel 1930 dalla fusione dell’inglese Lever e dell’olandese Margarine Unie, Unilever ha un esercito forte di 167mila persone e un passo marziale e costante.
Paul Polman, ceo della multinazionale, ha sintetizzato la nuova (ma ormai consolidata) politica aziendale spiegando che il loro scopo è quello di “raddoppiare la dimensione del business riducendo allo stesso tempo il suo impatto complessivo sull’ambiente. Stiamo parlando di una riduzione in termini assoluti, che coinvolge il nostro impatto nell’intera catena di valore: dall’approvvigionamento di materie prime all’utilizzo del consumatore, allo smaltimento dei nostri prodotti. In sintesi, miriamo a distinguere la crescita dall’impatto ambientale”.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 418 – giugno 2011