Dall’altra parte della barricata
Combattente della prima ora di Publitalia e Fininvest, stratega del marketing dalla parte delle concessionarie, Carlo Momigliano passa al mondo dei centri media.
Chi conosce Carlo Momigliano, chi ha avuto modo di lavorarci insieme, di incontrarlo in un dibattito o magari anche solo casualmente, sa bene cosa voglia dire quel nome, cosa rappresenti, di cosa sia capace chi lo porta. In lui anche gli antipatizzanti riconoscono l’energia del vero combattente e la forza del grande visionario che ha creato attorno a sé una piccola ma efficace leggenda tanto che a Publitalia e a Mediaset ancora si racconta dei suoi celebri interventi sul marketing strategico. Modesto ma non pavido, gentile senza manierismi, quando saliva sul podio delle convention annuali di Montecarlo scaldava la platea composta da centinaia di venditori e funzionari che alla fine gli tributavano applausi entusiasti forse perché vedevano in lui un uomo come loro, maniche rimboccate, testa bassa e grande lena.
Che Momigliano sia uno che sa incrociare la spada e che non si arrende facilmente lo dimostra anche l’ultima delle battaglie vinte. L’8 aprile l’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha aperto un’istruttoria per verificare un possibile abuso di posizione dominante da parte di Audipress. Una decisione sollecitata da E Polis, della cui concessionaria Momigliano era direttore incaricato e amministratore delegato dopo che a partire dal secondo semestre 2008 Audipress ha sospeso le pubblicazioni delle indagini di mercato. “Una decisione che ha di fatto creato svantaggi concorrenziali sul mercato pubblicitario per le realtà editoriali più giovani, come la nostra free press”, commenta Momigliano. “Tanto più che i dati usciti da pochi giorni con la nuova edizione di Audipress confermano le cifre da noi rilevate, ma che non potevamo certificare nel proporre agli utenti pubblicitari il nostro prodotto: oltre 1 milione 445mila lettori. Comunque è acqua passata, ora mi occupo di altro”.
Infatti, il manager dal 14 aprile è chief executive officer di Mindshare, centro media del gruppo Wpp, dove il suo arrivo ha coinciso con una riorganizzazione del vertice della struttura (vedi Prima di aprile 2010, pag. 38). Poche settimane prima aveva lasciato E Polis, insieme al direttore generale della concessionaria di pubblicità Fabrizio Masini, in disaccordo con le nuove strategie dei soci di maggioranza dell’editrice del quotidiano gratuito.
La polemica con Audipress è una delle tante battaglie di un manager che si è sempre distinto per la puntigliosità delle analisi e delle elaborazioni dei dati nel settore televisivo e della stampa, caratterizzandosi durante la sua carriera come l’intellettuale, la ‘testa d’uovo’ indispensabile per razionalizzare svolte societarie, scenari di joint nazionali o internazionali, strategie di attacco con i competitor e posizionamenti in politica.
Momigliano è nato a Milano il 25 settembre 1953. Dopo la maturità classica al liceo Parini si laurea alla Scuola di amministrazione industriale Vittorio Valletta di Torino. Le prime esperienze professionali alla Fono Roma Sound Recording, una società di doppiaggio. E già nel 1977 è direttore generale di Fono Vi. Pi., concessionaria di pubblicità per le tivù commerciali locali del gruppo Opus, che fin dal 1974 raccoglie la pubblicità di Telenorba. “Ero l’amministratore delegato”, precisa subito Momigliano. “Non avevo meriti particolari: mio padre era consigliere delegato di Opus e la società era partecipata dalla Igp della famiglia di mia moglie, i du Chène de Vère”. Sono gli anni pioneristici della televisione commerciale e il giovane manager si batte contro i network e le syndacation, colpevoli di strozzare le tivù indipendenti, anche come presidente dell’Istel, l’istituto di rilevazione dei dati d’ascolto che ha preceduto Audipress (del cui consiglio di amministrazione Momigliano ha fatto poi parte).
Nel 1986 l’assunzione a Publitalia ’80, la concessionaria del gruppo Fininvest, prima come direttore ricerche, poi come vice direttore marketing, ma basta un paio d’anni perché diventi responsabile della direzione marketing al posto di Giulio Chiodarelli. Nel ’91 lascia la holding fondata da Silvio Berlusconi – rimanendone consulente – per gestire la concessionaria di pubblicità locale Gi.Pi.Elle. Ma è una breve parentesi, perché già nel 1993 rientra in Publitalia come vice direttore generale e direttore studi e ricerche; nel 1995 lascia la carica di vice direttore generale e diventa direttore marketing. È l’anno in cui la Procura di Milano chiede il commissariamento della concessionaria e i vertici di Fininvest per evitarlo ne azzerano i vertici, compreso Marcello Dell’Utri a cui Momigliano è legato, con Giuliano Adreani appena arrivato da Sipra a gestire da direttore generale la gestione ordinaria.
Nel ’96 c’è la quotazione in Borsa di Mediaset e nel team, guidato da Fedele Confalonieri e Ubaldo Livolsi, che prepara l’ipo c’è anche Momigliano che due anni dopo lascia la concessionaria (faceva parte anche del board) per un incarico in Fininvest. In qualità di direttore delle strategie della holding amministrata da Claudio Sposito dovrebbe occuparsi di merger and acquisition, in realtà si impegna soprattutto in dismissioni, come il patrimonio immobiliare della Standa, la Holding dei giochi, Pagine utili, il portale Internet Jumpy.
Momigliano lavora meno di quattro anni nella sede milanese della holding del biscione, nella centrale via Paleocapa. Il 1° ottobre 2002 è infatti a Segrate, alla Mondadori per affiancare Nini Briglia nella progettazione delle nuove iniziative. Il ruolo ufficiale è di direttore dello sviluppo strategico dei periodici, ma lavora anche allo studio di un quotidiano che rimarrà nel cassetto.
All’inizio del 2004 gli viene affidata la responsabilità dei servizi commerciali, area in cui rientrano le vendite congiunte (come vengono chiamati in Mondadori i prodotti collaterali) e a cui fanno capo anche gli acquisti. “Tra l’altro mi sono occupato anche di pantaparei con coulisse”, osserva divertito. “Era l’epoca in cui potevi allegare qualsiasi cosa a un giornale e diffondevi decine di migliaia di copie”.
Nell’autunno 2007 arriva la chiamata di Dell’Utri, coinvolto nel progetto di rilancio di E Polis, il quotidiano gratuito fondato da Niki Grauso e rilevato pochi mesi prima con oltre 50 milioni di euro di debiti dalla Amb Merchant di Alberto Rigotti. E Momigliano lascia il ruolo di direttore marketing strategico del gruppo Mondadori per diventare l’editore incaricato della free press e il direttore generale (ne diventa presto amministratore delegato) della concessionaria PubliEpolis dove arriva, come vice presidente, Claudio Noziglia con cui ha condiviso gli anni rampanti in Publitalia.
Come sempre il manager si butta con entusiasmo nell’avventura, impegnandosi a sviluppare le 15 edizioni del quotidiano, a perfezionare i meccanismi della diffusione, essenziali per il successo di un prodotto come E Polis, arrivando a 11.500 punti di distribuzione gratuita dove il rapporto esercente/cliente è ripetitivo per accrescere la fidelizzazione. E l’impegno continua per due anni anche quando Dell’Utri, seguito da Noziglia, all’inizio del 2008 abbandona l’impresa in polemica con le scelte dell’editore. I risultati arrivano e le edizioni salgono a 19 con l’ingresso di nuovi partner locali, la pubblicità (gestita in collaborazione con Masini) in controtendenza con il mercato è positiva a due cifre.
Fuori dal lavoro, Momigliano dedica il suo tempo alla famiglia – è diventato nonno per la prima volta da tre mesi – e alla sua passione per la storia del Medio Oriente e del sionismo. Grande lettore, ha come autori preferiti Abraham B. Yehoshua e George Orwell (“soprattutto le sue opere meno conosciute, come ‘Senza un soldo a Parigi e a Londra’, ‘Omaggio alla Catalogna’, ‘Una boccata d’aria’ “, specifica).
Buon sciatore, divora letteralmente le piste, salendo con il primo e l’ultimo skylift, le poche volte che va in montagna.
Ritratto di Carlo Riva