Tagliate, tagliate, qualcosa resterà
Parafrasando don Basilio del ‘Barbiere di Siviglia’, sembra che sia questo il refrain del ministro dell’Economia e delle finanze Giulio Tremonti, deciso a non mollare di un millimetro sulla linea di severità . Applicando il principio alla carta stampata e di conseguenza al dipartimento per l’Informazione e l’editoria guidato dal consigliere Elisa Grande, ne risulta inevitabile una grande preoccupazione per tutti i soggetti in campo. Se la Grande insiste che “stiamo lavorando per trovare soluzioni considerando l’importanza del settore”, i numeri che fornisce Franco Siddi, segretario della Fnsi, destano qualcosa di più di una semplice preoccupazione: solo nel novembre scorso i cassaintegrati erano 384, i redattori sotto contratto di solidarietà 450, i disoccupati 1.370. E c’è chi prevede che nell’immediato futuro la crisi possa vedere moltiplicati quei numeri. Del resto i tagli colpiscono tutti e tutto. Nonostante Tremonti abbia imposto una riduzione dei fondi per l’acquisto di spazi pubblicitari a tutti i ministeri, che permetteranno di usufruire solo del 20% di quanto speso nel 2009, il capo del dipartimento ha già promosso ben tre campagne pubblicitarie a costi risibili (20mila euro ciascuna). La prima sulla Shoah, dove si invitano tutti i cittadini – ebrei e non ebrei – a tirar fuori dai cassetti e dalle soffitte quei documenti che possono tornare utili per l’arricchimento di musei dedicati al massacro nazista del popolo ebraico. Testimonial gratuiti Piero Angela, Massimo Ranieri, Giovanni Maria Flick e Alain Elkann. La seconda campagna pubblicitaria riguarda le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, mentre la terza, in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, servirà a stimolare la coscienza dei cittadini a pagare le tasse (“Cittadini che le tasse le vogliono pagare”, dice Elisa Grande, “ma vogliono anche servizi più efficienti soprattutto per quello che riguarda la sanità , l’istruzione e l’ordine pubblico”). Insomma, soldi pochi, ma ambizioni alte. Senza fare un passo indietro. Lo stesso vale per i contributi statali all’editoria, che sono stati ridotti e che hanno provocato comprensibili preoccupazioni nel settore. Il regolamento di riordino, risultato di una complicata mediazione politica e sociale, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre scorso. Poi è arrivato il decreto Milleproroghe che ha tagliato una parte sostanziosa dei fondi stanziati. Elisa Grande insiste: “Le novità introdotte sono indiscutibili. Basta leggere il dpr e si capisce che passo avanti abbiamo fatto tutti”.
Prima – Quali sono le novità ?
Elisa Grande – Finalmente abbiamo una razionalizzazione di tutte le procedure che servirà a renderle anche più rapide. È un regolamento che ha avuto un iter lungo che è durato un anno e mezzo di gestazione, prima discusso con le categorie, poi sottomesso al parere del Consiglio di Stato, quindi a quello delle commissioni parlamentari, infine a una deliberazione del Consiglio dei ministri.
Prima – Che però, tanto per essere chiari, non può considerarsi una riforma dell’editoria.
E. Grande – No, ma si tratta però di un primo, importante, passo verso la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure con la consapevolezza che il ruolo della stampa è fondamentale in una società democratica come la nostra, che il pluralismo è un elemento indiscutibile e indispensabile. È per questo che l’iter che si è adottato ha richiesto, come sempre avvenuto in questi casi, un approccio bipartisan.
Prima – Torniamo alle novità .
E. Grande – Per la prima volta viene introdotto il principio che tutta la documentazione può essere inviata per via telematica senza per questo escludere la possibilità dell’utilizzo della posta normale. È stato chiarito che la documentazione per l’istruttoria deve pervenire entro il 30 settembre. Se inviata telematicamente, si ha la certezza della data. Senza considerare che ciò ci permette di creare una banca dati di notevole importanza.
Prima – Meno cartacce e meno burocrazia. Bene. E poi?
E. Grande – Rilevante è la modifica dei criteri d’accesso. Fino a oggi il requisito delle vendite veniva rapportato alla tiratura. D’ora in poi viene riferito all’effettiva distribuzione, tanto che dal calcolo della distribuzione sono state escluse le vendite in blocco, lo strillonaggio, le vendite per quote associative, eccetera. Stiamo insomma parlando di quote vendute in edicola e di copie spedite one to one per abbonamento postale. Si tratta di un criterio di accesso selettivo e serio che era necessario introdurre in modo normativo. Per le testate politiche che hanno un proprio gruppo parlamentare e per quelle che rientrano nel cd Bersani resta invece il criterio di accesso precedente rapportato alla tiratura.
Prima – Se ho ben capito, anche le testate politiche che rientravano nella norma 153, prive del gruppo parlamentare, devono trasformarsi in cooperative.
E. Grande – Sì, queste erano già cooperative e ora dovranno trasformarsi in cooperative di giornalisti i cui soci sono assunti in maggioranza dalla testata in questione. Anche per loro il criterio di accesso sarà rapportato alla distribuzione, con esclusione delle vendite in blocco e dello strillonaggio.
Prima – Come si qualifica un giornale politico?
E. Grande – Il giornale politico deve essere presente con una propria forza parlamentare eletta al Parlamento italiano oppure deve essere presente al Parlamento europeo con due parlamentari eletti nelle proprie liste. Già prima del regolamento non erano più sufficienti due parlamentari, ma ci doveva essere un gruppo parlamentare di riferimento.
Prima – Come per esempio La Padania, che fa riferimento alla Lega. Ma non ci sono altre possibilità ?
E. Grande – Il cd decreto Bersani ha stabilito che le testate che erano espressione di un gruppo politico presente in Parlamento alla data del 31 maggio 2005 continuano a percepire i contributi indipendentemente dalla rappresentanza. Al di fuori di questi casi specifici è necessario, lo ripeto, avere un gruppo parlamentare presente in Parlamento (che deve essere forte di almeno 20 deputati o 10 senatori).
Prima – Quindi avete riformulato i criteri di accesso, avete previsto che le cooperative debbano essere tutte a maggioranza di giornalisti. Cos’altro?
E. Grande – Abbiamo previsto che la maggioranza dei soci delle cooperative debba essere di dipendenti e che vi siano decurtazioni nel contributo ove non ci siano almeno 5 giornalisti dipendenti. Nel regolamento è ribadito, inoltre, il principio della ‘torta’ introdotto dalla Finanziaria 2010: fino al 2009, infatti, è stato assicurato il diritto soggettivo ai giornali aventi i requisiti di legge a ricevere contributi. Una volta accertato quel diritto, una testata percepiva il 100%. Da quest’anno, a fronte di esigenze di razionalizzazione e contenimento di bilancio, il criterio sarà di ripartire proporzionalmente tra gli aventi diritto quello che è stato stanziato. Abbiamo poi modificato i criteri di calcolo portando i contributi dal 60 al 50% dei costi. Sono state introdotte misure di controllo stringenti. Una norma prevede che annualmente il dipartimento invii alla Guardia di finanza l’elenco dei soggetti che percepiscono il contributo con gli importi percepiti. In modo che la Guardia di finanza possa fare i propri controlli.
Prima – Parliamo ora dei fondi. Tremonti dice che la festa è finita e che bisogna che tutti facciano grandi sacrifici. Nella sostanza si tratta, se non ho fatto male i calcoli, di 50 milioni di euro in meno per le aziende editoriali. Molti gridano al disastro. Ma in cassa quanto c’è? O per dirla usando la sua espressione: la torta da dividersi a quanto ammonta?
E. Grande – Il disegno di legge di stabilità (che un tempo era nota come ‘la Finanziaria’: ndr) grazie agli emendamenti presentati in sede parlamentare e approvati dal Parlamento aveva stanziato 100 milioni di integrazione nel fondo per l’editoria e 30 milioni di credito d’imposta sulla carta.
Prima – Poi è calata la scure del decreto Milleproroghe.
E. Grande – Il decreto Milleproroghe ha ridotto questo stanziamento di 50 milioni. In totale a oggi sul fondo dell’editoria ci sono 240 milioni. Parte di questa cifra deve essere però destinata alle convenzioni Rai e parte al rimborso del debito pregresso a Poste Italiane spa, circa 100 milioni.
Prima – Quindi restano circa 140 milioni.
E. Grande – Più o meno. Per vedere però se quest’anno si andrà a una ripartizione proporzionale, occorrerà comunque verificare quella che sarà l’esatta platea degli aventi diritto. Occorrerà poi vedere il percorso parlamentare; sono stati, infatti, presentati emendamenti al Milleproroghe. Con il sottosegretario Paolo Bonaiuti stiamo cercando, inoltre, di trovare delle soluzioni, sia con i tecnici del Tesoro, sia insieme ai rappresentanti delle categorie, con cui sono previsti incontri già questa settimana.
Prima – Poi ci sono anche i 30 milioni del credito d’imposta.
E. Grande – È una misura che va notificata alla Commissione europea, il che potrebbe significare una procedura con tempi lunghi. Per questa ragione ci sono alcune categorie che propongono di farla slittare al prossimo anno e di utilizzare questi 30 milioni per pagare il fondo dei contributi. Ripeto, con il sottosegretario Bonaiuti stiamo studiando soluzioni condivise.
Prima – Altro bel taglio sono state le agevolazioni postali.
E. Grande – Le tariffe postali agevolate sono state eliminate, il che ha comportato per il bilancio dello Stato un risparmio di 200 milioni per il 2010 e di 250 per il 2011. Su questo abbiamo fatto un lavoro molto accurato e faticoso. Abbiamo infatti convocato tavoli tecnici con Poste Italiane ed editori e favorito un accordo tra le due parti per applicare tariffe intermedie, anche alla luce della liberalizzazione del mercato.
Intervista di Daniele Scalise