L’assicurazione è sexy
Innamorato del suo lavoro, Carlo Clavarino, amministratore delegato del colosso del brokeraggio Aon in Italia, in Europa e nel Medio Oriente, ha deciso di fare comunicazione per promuovere l’immagine del grande business delle assicurazioni che l’informazione continua a sottovalutare. Anche per conquistare nuovi clienti.
Mai il mondo delle assicurazioni è stato sotto i riflettori dei media italiani come nelle ultime settimane con le polemiche intorno ai vertici delle Generali e il piano di salvataggio Fondiaria-Sai. Per tradizione il settore ha sempre cercato di non farsi coinvolgere nella spettacolarizzazione dell’informazione finanziaria, tanto più per quanto riguarda i grandi broker impegnati a gestire operazioni molto delicate come la copertura dei grandi rischi di multinazionali esposte ai pericoli di incidenti ambientali o alle turbolenze sociali e politiche delle aree dove svolgono molte delle loro attività (basta pensare ai problemi che sta affrontando in questi giorni l’Eni in Libia).
Ma il mercato dei grandissimi clienti non basta più ai gruppi di brokeraggio assicurativo che, volendo allargare il perimetro del loro business, hanno bisogno di farsi conoscere e dunque hanno incominciato a fare comunicazione per il mass market. Non a caso dal giugno 2010 sulle maglie rosse del Manchester United, la squadra di calcio inglese tra le più popolari al mondo, è comparso il marchio di Aon, la multinazionale Usa specializzata nella gestione dei rischi, brokeraggio assicurativo e nei servizi di consulting per le risorse umane, che si è impegnata in un importante accordo di sponsorizzazione quadriennale da 80 milioni di sterline (più o meno 93 milioni di euro). Aon – dal gaelico ‘unicità ‘, per richiamare le origini irlandesi di Patrick G. Ryan che l’ha fondata nel 1987 dopo la fusione della sua Ryan Insurance Co. con la Combined Insurance Co. of America – è leader mondiale come broker di riassicurazione, mentre è al secondo posto nel brokeraggio assicurativo. Presente in 120 Paesi con 500 uffici e quasi 70mila dipendenti, 8,5 milioni di dollari i ricavi 2010, Aon Corporation è presente anche in Italia dove è sbarcata nel 1999 acquistando il gruppo Nikols Sedgwick, il maggior broker nostrano controllato dalla Securfin, una finanziaria della famiglia Moratti, diventando in 12 anni, anche attraverso una serie di acquisizioni, una realtà che nel 2010 ha intermediato premi per oltre 1,6 miliardi di euro con ricavi netti per 134 milioni (un Ebitda di 39,5 milioni) con un organico di 1.500 persone distribuite in 40 sedi.
Amministratore delegato di Aon Italia fin dagli esordi è Carlo Clavarino (il primo presidente non esecutivo è stata Letizia Moratti). Laurea honoris causa in scienze sociali della Università dell’Aquila, console onorario di Norvegia, vice presidente della Fondazione Milano per Expo 2015, Clavarino è discendente di una delle famiglie del patriziato genovese che rese la Superba famosa in tutto il mondo per i suoi traffici e i suoi banchieri. Uomo di grandi relazioni, introdotto non solo nel mondo della grande imprenditoria (basta vedere l’elenco dei partecipanti alla festa per la sua nomina a cavaliere del lavoro, organizzata da Gianmarco Moratti e Paolo Scaroni con amici, clienti ed esponenti dell’economia nazionale), ma anche dell’aristocrazia europea (è amico di Felipe, principe ereditario di Spagna, Paese dove ha lavorato negli anni Novanta e dove ha conosciuto la moglie Isabelle Harvie-Watt, una nobile inglese, affermata manager nel campo della moda, oggi capo globale della comunicazione e delle pubbliche relazioni del brand Tod’s). Sorriso aperto e stretta di mano decisa, Clavarino è un ottimo testimonial per l’immagine di Aon, ma anche di una professione, quella del broker assicurativo, che nel nostro Paese è sconosciuta ai più e gode, quando ce l’ha, di un’immagine seriosa e di nessuna attrattiva. “Dica pure che questo appare come il settore meno sexy, mica mi offendo”, dice ridendo. “È che non si sa che cosa facciamo. Quando ero ragazzino sognavo di fare il pompiere, il medico. Mi terrorizzava l’idea di fare il bancario o l’assicuratore. Alla fine per una serie di circostanze è andata a finire che mi sono messo a fare l’assicuratore e ho scoperto un mondo straordinario che mi ha conquistato, anche perché ho avuto la fortuna di lavorare con i più bravi”.
Gestire una realtà come Aon significa essere informati su tutto quello che succede a livello politico ed economico nel mondo per essere dei buoni consiglieri per i propri clienti, ma anche per sapere quali rischi vale la pena di assumere e per saper costruire business che hanno al centro la sicurezza. “Oggi nel mondo le situazioni di rischio sono molto più numerose di quanto non fossero qualche anno fa. Il capo di un grande gruppo industriale deve fare i conti con una complessità di problemi sia nella gestione dei propri uomini sia nell’affrontare emergenze”, dice Clavarino. “Basta pensare a cosa sta succedendo in questi giorni nel Nord Africa e quali effetti queste rivoluzioni stanno avendo sulle attività dei gruppi multinazionali presenti sul territorio. Aon si è organizzata per seguire i propri clienti, fornendo sistemi di informazioni in tempo reale e di protezione. In un mondo difficile e complesso, più i manager, gli amministratori pubblici e gli stessi cittadini si rendono conto di come possono dotarsi di strumenti di conoscenza e di paracadute, meglio è. E per questo pensiamo che sia arrivato il momento di farci conoscere anche al grande pubblico perché ritengo che possiamo essere utili ad altre fasce di clientela”.
Prima – Ci faccia capire meglio cos’è una società di brokeraggio moderna e come si è sviluppata Aon in Italia.
Carlo Clavarino – Aon è sicuramente in assoluto la più importante realtà al mondo nel settore dell’intermediazione e della consulenza assicurativa, della consulenza e dell’intermediazione di riassicurazione e nella consulenza per tutti i problemi legati ai dipendenti, come benefit, percorsi di carriera, eccetera. Il nostro lavoro è sempre stato legato ai servizi forniti ai grandi gruppi. Gli americani hanno costruito le loro grandi realtà assicurative al seguito delle multinazionali dell’industria. Per Aon, o per il suo concorrente Marsh, aprire un ufficio in Asia o in Africa dove si era insediato un loro cliente, come Coca-Cola, Ibm o Ford, era parte del loro business.
Prima – E così lei con Aon Italia ha potuto giocare una partita a livello internazionale impensabile per altri player nostrani. Ma come ha incominciato?
C. Clavarino – Ho iniziato a lavorare nel campo delle assicurazioni a 22 anni. Nell’82 sono entrato alla Pratolongo, società di brokeraggio genovese tra le più importanti in Italia. Una svolta importante nella mia vita lavorativa avviene nel ’91 quando il Gruppo Nikols (la cui origine risale alla Brichetto Insurance Brokers srl, fondata nel 1873 a Genova da Ernesto Brichetto) acquisisce la Pratolongo. Presidente della società era Letizia Brichetto Moratti che decise di puntare su di me mandandomi a sviluppare le attività in Spagna e nella penisola iberica. Le cose vanno bene e nel 1996 divento amministratore delegato di Nikols srl, ruolo che mantengo, con la delega al marketing e alle vendite, anche dopo la joint venture tra Nikols e Sedgwick Bv che dà vita nel 1997 alla Nikols Sedgwick Bv di cui Letizia Moratti era presidente esecutivo.
Prima – Poi nel ’98 arriva l’offerta di acquisto di Aon.
C. Clavarino – Per quanto Nikols Sedgwick fosse finanziariamente forte, controllata com’era dalla famiglia Moratti, avevamo capito che era molto difficile farla diventare una multinazionale capace di competere con i colossi americani. Così i Moratti decisero di vendere e il primo luglio ’99 è nata Aon Italia.
Prima – E lei sempre lì a remare per portare avanti il business, con una clientela di cui fanno parte nomi illustri come Exxon Mobil, Microsoft, Ibm, Ford, Siemens e Basf, la francese Danone o la spagnola Banco Santander. E adesso cosa vuol fare. Perché ha deciso di fare un po’ di comunicazione?
C. Clavarino – Sono convinto che possiamo allargare la nostra attività anche al target di cittadini utenti convinti che pure in Italia i singoli consumatori compreranno le assicurazioni in modi diversi. Noi riteniamo di poter avere uno spazio di mercato dove ci si muoverà per gruppi di clienti.
Prima – In che senso?
C. Clavarino – Aon ha in portafoglio Ibm e all’interno di questa azienda è attiva da tempo un’associazione di ex dipendenti. Noi puntiamo a fornire servizi agli associati. Un’organizzazione analoga c’è anche alla Montedison, un altro nostro ottimo e affezionato cliente. Di certo non possiamo puntare sui singoli utenti, perché abbiamo una struttura di personale di profilo elevato e anche costosa in confronto ai singoli agenti. Ma è importante far conoscere il nostro brand al grande pubblico e far sapere che siamo affidabili. Seguiamo la strategia di comunicazione stabilita a livello corporate con Aon che ha deciso di fare la sponsorizzazione del Manchester United e di puntare anche sulla Formula 1 con la McLaren.
Prima – Il logo sui bolidi di F1 e sulla maglia dei Red Devils assicura una notorietà a livello globale, ma come vi muovete localmente?
C. Clavarino – Fino a qualche tempo fa avevamo dei budget di comunicazione molto orientati sui target alti, a livello di chief financial officer o di risk manager di grandi aziende corporate. Ora per farci conoscere non solo dai grandi gruppi, ma anche dai singoli clienti attraverso le associazioni, pensiamo che l’accoppiata global regional, come la definiamo, sia vincente. In campo sportivo dopo l’acquisizione della Rva, la Rasini Viganò, siamo diventati official supplier del Milan e stiamo pensando anche di partecipare a un circuito di golf. Inoltre abbiamo consolidato la nostra partecipazione all’Aon Open Challenger intitolato alla memoria dell’armatore Giorgio Messina.
Prima – È un torneo di tennis che si gioca a Genova.
C. Clavarino – Sì, devo ammettere che su questa sponsorizzazione ha pesato la componente cittadina. Genova è la mia città , è bellissima e attorno al tennis si respira ancora grande charme. Mi è piaciuta molto l’idea di dare una mano a realizzare il sogno di far diventare il capoluogo ligure uno dei centri mondiali del tennis. Sono comunque piccoli investimenti. Ora il nostro Challenger è di serie B. Ma vorrei spingere per portarlo in A. Se si pensa quanto costa un giocatore di calcio e quanto è costato al presidente della Sampdoria, Garrone, il litigio con Antonio Cassano, bastano due conti per capire che con quei soldi si poteva organizzare il Roland Garros, gli Internazionali di Francia.
Prima – Lei è molto legato a Genova.
C. Clavarino – Raramente faccio delle cose per mie vocazioni personali, ma questo a Genova lo dovevo. Amo molto Genova e mi dispiace assistere alla sua crisi. Più che economica è una crisi di identità . A Genova c’erano gli zuccheri, carbone, petroli, acciao. C’era il porto più importante del Mediterraneo e una ricchezza diffusa con un’imprenditoria di commercianti, banchieri e assicuratori con grande tradizione. Dei primi dieci broker di assicurazioni, credo che sette fossero genovesi: Brichetto, il padre di Letizia Moratti, Pratolongo, Taverna, Garuffi… andavano direttamente a Londra ad assicurare i traffici del Mediterraneo. Allora, Genova fioriva. Ora non succede più niente. È una città con il più grande centro medioevale d’Europa che ha delle strutture di ricevimento eccellenti. L’ho potuto sperimentare organizzando un comitato esecutivo mondiale della Aon.
Prima – Tornando alle vostre attività di comunicazione, a parte le sponsorizzazioni sportive, cosa fate?
C. Clavarino – Abbiamo in programma alcuni progetti, diciamo specialistici, come quello torinese dedicato al settore fine art ‘Varolizzazione del patrimonio artistico delle istituzioni finanziarie. Problematiche e opportunità dell’attività di prestito’; a Milano, invece, ci sarà il Trade Credit Forum, un incontro annuale organizzato in collaborazione con Atradius, Coface, Eh-Siac e Sace. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni culturali, siamo stati partner di Umbria Jazz e al momento siamo tra gli sponsor di alcune rassegne a Roma e a Milano. In ambito sociale sosteniamo la Comunità di San Patrignano e il Dynamo Camp, un camp di terapia ricreativa per bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni affetti da patologie gravi e croniche. Negli ultimi tempi ho deciso di spendermi un po’ anche personalmente.
Prima – Una buona occasione è stata la sua nomina a cavaliere del lavoro.
C. Clavarino – Confesso che sono molto soddisfatto. Se ti fanno cavaliere del lavoro, in linea di principio – con tutte le eccezioni del caso, come Callisto Tanzi – sei una persona per bene. Per festeggiare il cavalierato a gennaio abbiamo organizzato una serata all’Hangar Bicocca, qui a Milano. Abbiamo colto l’occasione per invitare tutti i nostri clienti. I miei capi sono venuti da Chicago. C’era addirittura Pat Ryan, il fondatore di Aon, un personaggio mitico, sicuramente l’uomo più importante di Chicago, che ha calamitato tutti con il suo carisma. Per me è stata una serata emozionante. Ho chiesto a Gianmarco Moratti e Paolo Scaroni, miei due carissimi amici, di fare gli inviti. Il parterre era veramente trasversale. A dimostrazione che se fai bene il tuo mestiere e la tua azienda è seria, la gente di qualsiasi colore politico te lo riconosce. C’erano veramente i maggiori imprenditori italiani e i pochi assenti sono mancati a causa della nebbia.
Prima – La buona reputazione nel vostro mondo è una merce preziosa?
C. Clavarino – Fondamentale. Errori ne avremo sicuramente fatti. Ma l’unica cosa di cui sono certo è che della Aon, della sua squadra e, quindi, del sottoscritto, nessuno possa dire che abbiamo mai lasciato un conto da pagare, che abbiamo mai mancato la parola: la stretta di mano per noi è come un contratto. Così come non abbiamo mai umiliato i più deboli, e non ci siamo arresi ai più forti.
Prima – I media come trattano il vostro settore?
C. Clavarino – Se Goldman Sachs, Stanley Morgan o Jp Morgan forniscono numeri escono titoloni, se li dà Aon no. Eppure si tratta di cifre più o meno della stessa importanza. In genere i media parlano delle assicurazioni per notizie che riguardano la responsabilità civile auto, il prodotto che tocca maggiormente il consumatore. Il problema è che considerano il settore come un mondo polveroso, obsoleto, con un personale mediamente poco qualificato. Non è così. Noi puntiamo ad assumere i migliori laureati delle nostre università che formiamo poi all’interno dell’azienda, dove da tempo è attiva una Aon Academy, mandandoli un anno a Chigago, in Medio Oriente o a Shanghai. Il nostro è un mestiere complesso e nella parte di risk management, che studia i rischi di un’impresa in una data nazione e li va anche a verificare, abbiamo bisogno di giovani ingegneri di primo livello. Mi piacerebbe che l’informazione intercettasse questo impegno.
Prima – Lei legge molti giornali.
C. Clavarino – Mi piace molto leggere i quotidiani. Per abitudine il primo che sfoglio al mattino è il Corriere della Sera. Poi, tocca al Sole 24 Ore che negli ultimi tempi non mi soddisfa più tanto. Mi piace Repubblica, anche se è un po’ troppo distruttiva: trovo questo attacco continuo al governo un po’ controproducente, anche se non ho particolari simpatie berlusconiane. Insomma, uno dei problemi maggiori in Italia è attrarre investimenti stranieri, come ha fatto Aon per centinaia di milioni. Sono un grande fautore del nostro Paese. Negli ultimi due anni ho visto gli imprenditori italiani cambiare il tiro. Erano con l’acqua alla gola e chi ricapitalizzando, chi attraverso fusioni, e tutti con tantissimo lavoro, si sono risollevati. C’è anche chi è andato in Cina senza saper neppure parlare l’inglese. Purtroppo, continuiamo a dividerci tra Ghibellini e Guelfi. L’antiberlusconismo è talvolta così forte che non riesce neppure a raggiungere il suo obiettivo con la necessaria lucidità . Repubblica è un po’ così. Se però vai sui singoli articoli, vedi che il quotidiano ha firme di grande qualità .
Prima – In televisione che cosa guarda?
C. Clavarino – Ormai solo Sky Tg24. È l’unico telegiornale che riesco a vedere: la sera spesso sono impegnato in cene di lavoro. Anche al cinema vado poco.
Prima – E i new media? Il presidente di Aon Italia, Sergio Erede, è tra i soci di Linkiesta.it, il nuovo giornale on line di cui Alfredo Scotti, il suo vice presidente esecutivo, presiede la società editrice.
C. Clavarino – Non sono un appassionato di new media, ma conosco bene Scotti con cui lavoro da 16 anni. È un uomo di sinistra moderata, colto e da lui ho imparato tanto. Anche il suo giornale on line è intelligente e non mi sembra assolutamente fazioso. Inoltre sono convinto che sia sempre da salutare con piacere una nuova iniziativa editoriale. Non ce n’è mai abbastanza, on line o tradizionali che siano.
Intervista di Carlo Riva