Il direttore Libri Trade della Mondadori, la più grande casa editrice italiana, spiega come la tecnologia digitale sta cambiando il modo di fare libri, e di trovare nuovi autori. “Fino a oggi l’editore comandava come un padrone assoluto e, per estremo, decideva cosa si leggeva in un Paese. Oggi non è più così. Il potere si è trasferito nelle mani del lettore che, se non trova quel che gli interessa in libreria, lo va a pescare su YouTube o lo scarica dalla rete. L’angoscia che oggi provano gli editori tradizionali è che chiunque può fare un libro”, sostiene Cavallero.
“Con il digitale non conta più tanto la pressione di cui è capace un editore, conta la comunità dei lettori. È il lettore che tiene in mano il gioco. Ed è per questo che è importante che le case editrici si frantumino in piccole unità di lavoro. Diciamo che ora torniamo al lavoro artigianale dove è premiante il rapporto editor-autore, anche se poi il libro ha una vita media di tre, quattro mesi”, spiega Cavallero.
“Lo scouting rimane fondamentale, ma con il digitale le regole sono cambiate. Come? Non lo so di sicuro. Certo è che il self-publishing, l’autopubblicazione, oggi è un elemento fondamentale, imprescindibile per gli editori”, osserva Cavallero. “Ma non basta fare un sito con su scritto: ‘Autopubblicatevi!’. No, non funziona così. Bisogna costruire modi diversi di self-publishing e in Mondadori li stiamo studiando. E aggiungo: nel prossimo futuro, un editore che non sarà coinvolto nel self-publishing non avrà autori”.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 419 – luglio/agosto 2011