Mosca, 12 ott. (TMNews) – Il tandem è nel mirino dei blogger russi. E come per magia in Russia nascono blogger formati dallo stato. Ci sono numerosi esempi. L’ultimo a Cheliabynsk, centro industriale noto più per l’industria pesante che per gli ingegneri elettronici. Insomma Cheliabynsk non è San Pietroburgo, ma è comunque indicativa. Perchè con gran parte dei media del paese sotto l’influenza statale, i blogger – è certo – hanno riempito il vuoto, spesso affrontando storie importanti su temi di tutti i giorni, che vanno dai parcheggi alla corruzione ad alto livello. E ora in un certo senso, fanno paura. Sono stati proprio loro i primi a criticare Vladimir Putin, candidato per la terza volta al Cremlino, paragonandolo al Brezhnev dell’ultima ora. Il portavoce del premier Dmitri Peskov ha sottolineato di recente che con le loro pagine web rappresentano soltanto una minoranza di privilegiati, e che i problemi nel paese sono altri. I sondaggi dicono che sono molto letti a Mosca. Il 74 per cento degli abitanti della capitale di età compresa tra i 15 e i 30 anni dice che internet è la sua principale fonte di notizie, secondo il Centro Levada. In tutta la Russia, circa il 31 per cento utilizza internet tutti i giorni: nel 2006 erano il 5 per cento, secondo il Public Opinion Research Centre. “Le autorità stanno cercando di entrare nei blog” scrive nel suo sito Radio Free Europe. “Il Cremlino ha aperto “scuole di blogger” in varie occasioni per addestrare l’esercito online pro-regime a molestare l’opposizione e le altre voci critiche su internet”. La radio apertamente filoccidentale annovera tra i blogger più conosciuti in Russia Ilya Varlamov, Aleksei Navalny, Aleksandr Morozov e Sergei Dolya, ecologista e salito agli onori della cronaca per la sua campagna “Un paese senza spazzatura”. Il 2 agosto, il ministro dell’Interno Rashid Nurgaliyev ha chiesto una maggiore sorveglianza di internet per evitare che i giovani della Russia cadano nell'”estremismo”. Il giorno dopo, ha detto che “il tempo è maturo per effettuare un controllo del paese per scoprire cosa stanno ascoltando, che cosa stanno leggendo, e che stanno guardando”. Un blogger ha risposto alle dichiarazioni del ministro con la domanda: “la polizia del pensiero è arrivata in Russia?” Il presidente Dmitry Medvedev – già blogger di suo – ha ripetutamente affermato che la lotta contro l’estremismo non deve ledere la libertà di espressione su internet. Ma è ormai evidente che non tutti quelli prossimi al vertice la pensano allo stesso modo.