Travolti da un’esplosione di dati

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L’impegno di Ibm nelle ricerche è consolidato. “E’ dal 2001 che il nostro Institute for Business Value ci consente di essere vicini in maniera originale e qualificata ai nostri clienti. Il ‘Global Chief Marketing Officer Study 2011’ è stato il primo studio sui direttori marketing, ma il quindicesimo tra quelli fin qui sviluppati”. Chiara Grosselli, responsabile marketing, comunicazione e citizenship di Ibm Italia, racconta così quale sia il retroterra culturale della poderosa analisi mondiale recentemente prodotta (si può consultare sul sito ibm.com/cmostudy).
Tra febbraio e giugno 2011, Ibm ha incontrato 1.734 chief marketing officer di 19 settori d’industria in 64 Paesi per capire meglio gli obiettivi e le difficoltà  che devono affrontare in questo momento storico. I partecipanti provenivano da organizzazioni diverse: 48 tra le 100 principali marche riportate nella classifica di Interbrand del 2010, ma anche aziende con un profilo soprattutto locale. In Italia il campione era rappresentato da 68 casi probanti. Nel decennio precedente le analisi avevano avuto come focus target i decision maker di altri versanti cruciali delle imprese. “Era naturale che iniziassimo dai chief information officer” racconta Grosselli, “chiamando in causa cioè le figure e gli argomenti più familiari alla nostra storia e al nostro vissuto aziendale. Poi siamo passati ai chief executive officer e abbiamo avuto modo di verificare come il tema dell’innovazione fosse il filo rosso che legava strettamente i ‘cio’ ai ‘ceo’. Ha comportato uno sforzo progettuale e un approccio più complesso, invece, elaborare la ricerca dedicata ai chief financial officer, altra figura critica dei board aziendali e sempre più pesante, considerati i tempi, dal punto di vista decisionale. Ebbene, nella scelta di ascoltare e monitorare i chief marketing officer”, continua Grosselli, “c’è ora la stessa intenzione di raccogliere con tempismo le sollecitazioni del cambiamento. è stato gratificante rilevare come molti tra i nostri clienti italiani ci abbiano detto che avevamo fatto bene, che eravamo arrivati prima di altri su temi molto caldi e importanti”.

L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 422 – novembre 2011