RICERCA POLITECNICO MILANO,’NUOVO INTERNET’ E’ MODELLO SVILUPPO
(di Titti Santamato) (ANSA) – ROMA, 20 MAR – Il mercato complessivo dei media fa registrare nuovamente un segno meno, ma il “nuovo Internet” fatto di smartphone, tablet, app, social network, video online e connected tv fa intravvedere un nuovo possibile modello di sviluppo. In un periodo di recessione cronica anche per l’editoria, è questa la speranza che arriva dalla ricerca presentata oggi dell’Osservatorio New Media & New Internet promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. Che suggerisce al settore anche cinque vie da seguire: più integrazione strategica e organizzativa, più attenzione al consumatore digitale e alla sua esperienza multicanale, nuove competenze e rete di collaborazioni, diverso approccio al mercato e maggiore creatività nello sviluppo di prodotti e servizi. Secondo la ricerca, nel 2011 il calo del mercato complessivo dei media (considerando pubblicità e ricavi pay) è dovuto in particolare alla flessione dei media tradizionali (-5%, da 11,9 miliardi di euro a 11,4) che non riesce a essere completamente compensata dalla crescita dei new media (+7%, da 5 miliardi di euro a 5,3). La flessione fa perdere, rispetto al picco del 2008, oltre 1.7 miliardi al mercato che si porta sotto quota 16.7 miliardi di euro. Sul fronte advertising crescono le new tv (23%) ma cala la raccolta pubblicitaria delle tv tradizionali (8%) e in discesa sono anche stampa e radio (di oltre il 5%). Sul fronte dei ricavi pay, invece, crescono leggermente quelli dalle tv (+2% per le new tv e +1% per gli introiti del canone) mentre calano le entrate della stampa (-4%). I dati più interessanti arrivano dunque dal “nuovo Internet”: raddoppia la pubblicità sui social network (che in Italia contano quasi 24 milioni di utenti), crescono del 130% i ricavi generati dalle app e cresce ben dell’80% il valore dell’advertising sui video online, componente sempre più pervasiva dell’offerta trainata da YouTube e dalle possibilità sempre più ricche degli editori (il 73% dei navigatori italiani, quasi 20 milioni, fruisce di contenuti video online e spende mediamente 1 ora e 12 minuti al mese, il 2,5% del tempo totale trascorso online contro il 6% degli utenti Usa). Triplicano le connected tv (Internet tv, Blu Ray, console) dal 10% a oltre il 30%. I ricavi pay sugli Internet media decollano grazie anche al contributo di pc (di circa il 50% sul 2010), delle app su tablet (circa +150%) e del mondo smartphone (crescono di circa il 120%). Inoltre, su questi ultimi due dispositivi mobili che stanno radicalmente cambiando le abitudini di fruizione non solo degli italiani, è aumentata anche la raccolta pubblicitaria (rispettivamente del 110% e del 70%). E se è vero che la componente derivante dai pc rimane la quota maggiore (oltre il 40%), la ricerca spiega che “in poco tempo le offerte di contenuti a pagamento su smartphone e tablet hanno raggiunto valori comparabili e sono destinate quindi al sorpasso”. Insomma, “la possibilità di vendere contenuti in una logica multi-piattaforma sta facilitando lo sviluppo dei ricavi pay nel mondo del Nuovo Internet”. “Il nuovo concetto di Internet che si sta affermando può portare al comparto italiano dei media digitali quelle soddisfazioni che solo in piccola parte sono state generate dal suo predecessore. Sarà con questo nuovo volto che l’Italia potrà finalmente entrare a testa alta nell’economia digitale”, sottolinea Andrea Rangone, Responsabile degli Osservatori Ict del Politecnico di Milano. “La sfida che le media company si trovano di fronte è estremamente complessa, sono molteplici i cambiamenti organizzativi e culturali che gli editori devono affrontare”, gli fa eco Giovanni Toletti, responsabile della Ricerca che indica una ricetta in cinque punti: “Maggiore integrazione strategica e organizzativa, maggior focus sul consumatore digitale e sulla sua user experience multicanale, nuove competenze e rete di collaborazioni, diverso approccio al mercato e più creatività nello sviluppo di prodotti e servizi”. (ANSA).