Decisione della Cassazione, stop a gogne mediatiche su internet
Roma, 5 apr. (TMNews) – Basta gogne mediatiche su internet. Chi subisce un danno alla propria immagine sociale per la presenza in Rete di una vecchia notizia che lo descrive in una circostanza pregiudizievole, come l`arresto effettuato da parte delle forze dell`ordine, ha il diritto al “sequel”: risulta infatti necessario aggiornare il racconto dei fatti, dando conto dell`intervenuto proscioglimento dell`indagato dell`epoca. E la pretesa del cittadino può arrivare fino alla cancellazione dall`archivio on-line per evitare che il suo nome possa essere trovato dai comuni motori di ricerca e associato a una storia ormai risalente ma ancora fonte di discredito. È un passo significativo verso il diritto all`oblio, quello compiuto dalla sentenza 5525/12, pubblicata il 5 aprile dalla terza sezione civile della Cassazione e riportata dal sito Cassazione.net.
Accolto, contro le conclusioni del pm, il ricorso di un politico locale coinvolto in Tangentopoli, ma poi scagionato dopo l’arresto avvenuto quasi vent`anni orsono. L`interessato chiede inutilmente al Garante privacy il blocco dei suoi dati personali nell`articolo che dava conto del provvedimento cautelare ancora presente nell`archivio on line di un noto quotidiano nazionale.
Il giudice del merito osserva che effettuando una ricerca in rete con i principali motori di ricerca si riesce a ricostruire l`esito della vicenda giudiziaria, favorevole all`ex amministratore locale. Ma è quella specifica notizia, che pure all`epoca era vera, che l`interessato pretende di aggiornare e contestualizzare. E ne ha diritto, perché l`assessore coinvolto in un filone minore di Mani pulite non può portare a vita “lo stigma” dell`arresto dopo essere stato mandato esente da pena.
A provvedere, poi, non può essere chiamato il motore di ricerca ma il sito-sorgente che ha messo in rete la notizia: al cittadino infatti, deve essere riconosciuto un diritto di controllo dei suoi dati personali che riguardano la sua reputazione.